Cronaca

Il boss emergente il killer di Frisenda, ma è irreperibile. L’autopsia conferma: “Un colpo ha ucciso la vittima”

COPERTINO- E’ Luigi Margari, secondo i carabinieri che nelle scorse ore hanno depositato in procura l’informativa, la persona che venerdì 4 luglio ha sparato e ucciso Fabio Frisenda, il 33 enne di Copertino freddato con un colpo di pistola al torace, colpito di spalle, mentre cercava di fuggire.

L’omicidio sarebbe stato l’esito di un litigio avvenuto tra i due il giorno prima. Ma Luigi Margari, che avrebbe agito in compagnia di un complice, al momento è irreperibile e i carabinieri lo stanno cercando.

Oggi è stato anche il giorno dell’autopsia per la quale il pm inquirente Guglielmo Cataldi ha conferito l’incarico al medico legale Ermenegildo Colosimo.  Stando all’esito dell’esame eseguito nel pomeriggio, Frisenda è stato ucciso da un colpo sparato alle spalle: il proiettile è entrato nella schiena, all’ altezza mediana a sinistra. È poi uscito dal pettorale sinistro con il collasso del polmone. Frisenda è deceduto dopo qualche minuto di agonia per insufficienza respiratoria. 

Secondi gli inquirenti, il killer non voleva solo intimorire la sua vittima, voleva ucciderla. È andato a prelevarla dall’azienda di infissi presso la quale, durante un permesso, era al lavoro e dopo una discussione degenerata lo ha ammazzato.

Da un filmato ripreso dalle telecamere di video sorveglianza esterne all’azienda di infissi, è stato estratto un frame in cui si vede il passaggio dell’utilitaria grigia di Margari. Da lì si è partiti per dare un volto e un nome al presunto assassino, al cui avvocato è stato notificato l’ordine di cattura.

Ma i carabinieri del Nucleo Investigativo e del Reparto Operativo di Lecce cercano anche il complice, la persona che ha accompagnato Margari sul luogo dell’omicidio.

Il nome di Margari è noto alle cronache. Il 28 agosto di due anni fa fu vittima di un agguato in Piazza Castello a Copertino. Rimase ferito sotto una raffica di colpi. L’autore era Giuseppe Nicola Vangeli che nel gennaio scorso è stato condannato a 10 anni. Ma gli episodi che portano il suo nome sono diversi e dimostrano come l’uomo si muova in contesto criminale dove l’uso delle armi è all’ordine del giorno

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