CronacaPolitica

La mannaia del governo su Tar e Prefetture, avvocati sul piede di guerra

BARI- Il 15 settembre entra in vigore. Il primo ottobre diventa operativo e le sedi finite nel mirino della spending review saranno cancellate. Questo il calendario delle soppressioni approvate dal Consiglio dei Ministri lo scorso venerdì per razionalizzare la spesa pubblica. Una razionalizzazione, però, che rischia di mandare in subbuglio l’intera Italia. Perché ad essere cancellate con un colpo di spugna sono le Prefetture, i Tar, le Camere di Commercio. Presidi fondamentali che nel Salento, come altrove, chiudendo rischiano di diventare solo ennesimi disagi per i cittadini.
Se il Tar di Lecce, le prefetture e le Camere di Commercio di Brindisi, Taranto e Lecce rientreranno tra quelle soppresse lo si saprà nelle prossime ore, quando sarà diffuso il testo integrale del Decreto della Pubblica amministrazione che, è specificato però, può essere modificato.

Ad oggi, il rischio c’è. Si parla, infatti, di 40 prefetture da far sopravvivere sulle attuali 103 e questo potrebbe significare unica prefettura a Bari o sopravvivenza di Lecce con accorpamento di Brindisi e Taranto. Nel caso del Tar, invece, è prevista la cancellazione delle 8 sedi staccate, Lecce compresa anche se, voci di corridoio, dicono che non è detta l’ultima parola.

Del resto non sarebbe giustificato nessun altro disegno. Il tribunale amministrativo di Lecce ha depositato nel 2013 2.286 ricorsi a fronte dei 1727 di Bari. Una beffa? Di più. “Una follia” secondo il professore Ernesto Sticchi Damiani. “Le soppressioni – commenta – hanno un senso se c’è una conseguente riduzione di attività. Ma se le funzioni restano invariate in cosa si tradurrà il risparmio?”- si chiede ancora l’avvocato. “E’ un mero trapianto. Le stesse cose che facevano in un posto le faranno in un altro con la conseguenza che i cittadini dovranno fare 150 km per presentare un ricorso”.

In 15 giorni tutto dovrebbe essere spostato a Bari, personale compreso che però secondo una precedente legge non potrebbe essere mobilitato oltre i 50 km dalla sede nativa. Una contraddizione multipla.

“E’ una battaglia di civiltà – rilancia il già presidente della Camera Amministrativa Pietro Quinto – questo decreto annulla la filosofia che ha portato alla nascita dei Tar. Avvicinare, cioè, il giudice alla gente. Attraverso questa giustizia il cittadino può effettuare un controllo sulla funzione pubblica. E’ questa – ribadisce l’avvocato Quinto – la filosofia cardine. Se prima incrementiamo oltremisura il contributo da versare per la presentazione di un ricorso e poi allontaniamo la sede, costringendo il cittadino a dover andare lontano per raggiungere il giudice, viene meno la funzione della giurisdizione amministrativa, prevista dalla Costituzione”.

Della stessa linea il collega Pierlugi Portaluri. “Lecce – dice è sede di corte d’Appello – è follia sguarnirla di giustizia amministrativa. La strategia di Renzi è sempre più chiara – continua il professore – “Allontanare i cittadini dalle istituzioni per fini di migliore governabilità o di non disturbo. E questo lo si capisce da tre tasselli: l’eliminazione delle province lasciando la lontananza tra i Comuni e le Regoni, come nel caso del Sud Salento da Bari. Trasformazione del senato in organo di parata privo di capacità effettiva di incidere sulle scelte politiche. E in ultimo soppressione di Prefetture e Tar. E’ un quadro – conclude Portaluri – molto preoccupante”. Gli avvocati sono pronti a tutto. Compreso l’impugnazione del Decreto ministeriale dinanzi al Tar Lazio.

Dello stesso avviso la politica, le parole degli avvocati sono mutuate dal senatore pentastellato Maurizio Buccarella. “Ogni qual volta si allontana la giustizia di prossimità, si rende più difficile l’applicazione del diritto”.

Rocco Palese, Forza Italia, è pronto a dar battaglia: Se le cose dovessero essere queste – dice – ci adopereremo con un ‘azione unitaria per fare in modo che l’impianto iniziale sia modificato.

Il sottosegretario Teresa Bellanova prima di qualsiasi intervento preferire approfondire nel dettaglio il decreto legge sul quale, dice, “il governo sta lavorando e che sarà reso noto nelle prossime ore. Qualsiasi ragionamento va fatto sulla documentazione”.

È un’escalation di mortificazioni per un territorio che vanta 1.800.000 abitanti commenta il presidente del Movimento Regione Salento Paolo Pagliaro – Chiunque abbia a cuore il futuro della nostra terra sentirebbe il dovere morale di puntare i piedi davanti ad uno scempio del genere. La nostra riforma ha cercato di coniugare al meglio la spending review con il rilancio dei territori, guardando al “Fattore 36”, ovvero 36 nuove Regioni con un’organizzazione istituzionale virtuosa e moderna. Se i parlamentari salentini e politici locali non possono o non vogliono abbracciare la proposta, almeno onorino il mandato ricevuto dai nostri cittadini e si facciano sentire. Altrimenti tutto nel Salento sarà soppresso e accorpato a Bari, prossima città metropolitana, e non potranno certamente dire che non si poteva evitare“.

fattore36

Articoli correlati

Imu sui terreni agricoli, Fi: “Risparmiateci anche questa mazzata”

Redazione

Accorpamento, la regia passa ora al Consiglio regionale

Redazione

Travolge una vettura e scappa, caccia al pirata. Una donna in ospedale

Redazione

Incidente sulla Surbo-Torre Rinalda: 5 feriti, tra cui due bambini

Redazione

Sbarco nella notte, lo scafo affonda, salvi 21 clandestini

Redazione

Taranto, bomba d’acqua su Paolo VI. Crolla controsoffittatura in una scuola

Redazione