TAURISANO- Enza Basile, oggi 54enne di Taurisano, ha ucciso il marito Luigi Cera sparandogli alcuni colpi di pistola mentre dormiva nel suo letto. La sentenza di condanna della Suprema Corte di Cassazione, che si è pronunciata nelle scorse ore confermando la decisione dei giudici dei primi due gradi di giudizio lascia poco spazio ai dubbi. 27 anni la pena che la donna dovrà scontare in una cella che in 10 anni di iter giudiziario, non ha mai visto.
Era il 14 giugno del 2004 quando il marito fu trovato in unna pozza di sangue, agonizzante nel suo letto. Morì il giorno dopo in ospedale per le conseguenze delle ferite d’arma da fuoco. Un probabile suicidio, compatibile anche con l’esito dell’autopsia, tanto che il pm inquirente chiese l’archiviazione.
Si opposero i parenti, il figlio della vittima e di Enza Basile e il fratello di Cera. Il gip Scardia dispose l’imputazione coatta. Un suicidio anomalo che destò subito sospetti e che non convinse nessuno, in primo luogo i parenti.
L’avvocato Roberto Bray portò avanti le loro ragioni: impossibile che Luigi si fosse suicidato, i sospetti ricaddero sulla moglie. La conferma arrivò dalla prova dello stub, negativa sulle mani dell’uomo, dalle incertezze della donna nella ricostruzione dei fatti, da quell’arma sparita e poi ritrovata chiusa in cassaforte. E poi una serie di altri indizi : il prossimo arrivo degli arretrati di una pensione che cera aveva detto chiaramente di non voler dividere con la moglie, e una lettera tra la donna ed un’amica nella quale si pianificava l’omicidio.
Enza Basile, difesa dall’avvocato Silvio Caroli, si è invece sempre professata innocente. Ma la condanna a 27 anni , in primo grado, in appello e ora in cassazione, le dà torto. Una sentenza che fa giustizia, commenta l’avvocato Bray, nonostante non faccia piacere a nessuno.
Il figlio Giacomo e il fratello della vittima Antonio saranno risarciti rispettivamente di 800 e 200 mila euro.
