TARANTO- E’ morto il re dell acciaio. aveva 88 anni Emilio Riva, ex patron dell’Ilva di Taranto. L’imprenditore, era ammalato da diverso tempo di cancro alla faringe. A causa della malattia, da diversi mesi, era allettato. Riva è deceduto nella sua abitazione di Malnate, a Varese, dove era agli arresti domiciliari, su disposizione, nel giugno del 2012, del gip di Taranto Patrizia Todisco. Misura emersa nell’ ambito della maxi inchiesta per disastro ambientale “ambiente svenduto”, a carico, appunto, del colosso siderurgico e dei suoi titolari.
Nato a Milano, Emilio Riva, è stato un imprenditore vecchio stampo, della stessa generazione del bresciano Luigi Lucchini e del mantovano Steno Marcegaglia. Con il suo lavoro, è arrivato ad essere il 4° produttore in europa di acciaio, con 11 miliardi di euro di ricavi (prima dei sequestri disposti dalle magistrature di Taranto e di Milano) e con 24mila dipendenti.
Il gruppo Riva dispone ad oggi, complessivamente, di una ventina di siti produttivi, di cui 6 in Italia. dopo la notizia del decesso di Riva, messaggi di vicinanza sono giunti dagli industriali.
“Abbiamo perso un grande imprenditore – scrive in un messaggio rivolto alla famiglia il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi – un vero capitano d’industria, e non lo dico per dovere istituzionale, ma per il dovere morale di riconoscenza che, come operatore del settore, e, consentitemi di dirlo, come italiano, sento di dover esprimere nei suoi confronti”.
Impressionante invece la reazione che si è scatenata sui social network di chi ha gioito della sua morte. diversi i commenti su Facebook ed i Twitter in cui numerosi cittadini, ambientalisti e non, hanno espresso quasi un senso di riscatto, vista la morte per cancro di Emilio Riva.
La stessa malattia, conseguenza dell’inquinamento industriale, che ha ucciso parenti e amici di chi oggi ha espresso tanta rabbia. E di chi ha ricordato anche le parole del gip nell’ordinanza in cui si disponeva l’arresto dell uomo: “Chi gestiva e gestisce l’Ilva ha continuato in tale attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza“.