LECCE- La vittoria contro il Frosinone ha convinto. Il Lecce ha portato a casa una vittoria preziosissima sciorinando, almeno nel primo tempo, anche un calcio piacevole, anche maschio, duro, come spesso accade in Lega Pro. La squadra leccese alza la voce, è arrivata da lontano, era ultima dopo cinque giornate e a zero punti. Miccoli e compagni hanno messo tutte dietro.
Davanti c’è solo il Perugia. All’incrocio del Via del mare passò la squadra più serena. Il Lecce adesso è migliorato anche sotto questo aspetto. I giallorossi hanno imparato a gestire. Basta rivedere la partita di Grosseto per capirlo. Prima la sofferenza e al momento giusto l’iniezione letale di Zigoni vice cannoniere della formazione salentina, un panchinaro di lusso che quando è chiamato in causa entra subito nel vivo della manovra, recita lo spartito a memoria.
E’ anche questa la forza del Lecce. L’unione di intenti, lottare per un obbiettivo comune, la gloria personale viene dopo. E’ una delle differenze non secondarie rispetto alla passata stagione quando l’avvicendarsi di tre allenatori non ha prodotto i frutti sperati. Altra storia.
Dalla panchina si è alzato anche Caglioni, il portiere arrivato dalla serie B, dal Crotone diventato titolare. Nell’undici di partenza si legge ormai sempre il nome di Abruzzese, anche lui arrivato dalla cadetteria. E quello di Barraco che pian piano sta dimostrando di poter essere un giocatore utile al tecnico giallorosso e alla causa del Lecce. Senza dimenticare De Rose sono i colpi di gennaio del direttore Antonio Tesoro che ha rinforzato il gruppo con calciatori che possono tranquillamente stare in serie B.
In fretta si sono uniti al coro, a Martinez, Lopez, Papini, Doumbia e soprattutto Miccoli, un capo popolo che si è messo a disposiozione di Lerda, ne ha accettato ogni decisione, si è messo sullo stesso piano degli altri nonostante sia il più amato della squadra giallorossa.