Cronaca

Crolli coste, segnali positivi dagli esperti. Potì: “Pronto anche a ricorrere al Tar contro l’ordinanza”

MELENDUGNO- Nonostante il brutto tempo, le prenotazioni per le ferie pasquali reggono: c’è stato movimento anche nelle marine di Melendugno.  L’ordinanza che inibisce alla balneazione e alla navigazione un lungo tratto della costa adriatica non sembra aver scoraggiato i turisti.

Il 23 aprile si terrà il nuovo tavolo tecnico per fare il punto della situazione, a cui non prenderà parte la Capitaneria di Porto: tecnici e istituzioni si ritroveranno a Melendugno questa volta, non più a Bari, nell’aula consiliare alle 11,30. Ci sono i primi rilievi da comunicare. Il professore Federico dell’Università di Bari, uno degli autori dello studio su cui si basa il Piano per l’Assetto Idreogeologico, che ha fatto scattare le ordinanze, è positivo. I tecnici hanno spiegato che la situazione non è così grave e che molti tratti di costa potrebbero essere liberati dalle ordinanze.

Intanto, mentre i sopralluoghi sono quasi conclusi, continuano i lavori nel tratto di Torre Specchia Ruggeri: un progetto di consolidamento del costone roccioso che mette in salvo anche la torre cinquecentesca. Nella relazione che sarà consegnata mercoledì sembra che i tecnici siano favorevoli, dai primi rilievi, a suggerire una rimodulazione del Pai. La riperimetrazione, però, di un documento così importate ha un iter burocratico che dura almeno un anno.

Il Pai non si cambia da un giorno all’altro ed è proprio su questo documento dell’autorità di Bacino, che segnala rischio crolli sulla costa adriatica, che la Capitaneria di Porto ha basato le sue ordinanza restrittive. E’ chiaro, però, che con la bella stagione alle porte il sindaco di Melendugno, Marco Potì, non ha alcuna voglia di attendere le lentezze burocratiche prima di intervenire. Ecco perché il primo cittadino annuncia che se la capitaneria di porto non vorrà essere disponibile a tal punto da rimodulare le sue ordinanze senza attendere le correzioni del Pai, ma solo  sulla base degli studi dei professori dell’Università di Bari, sarà costretto a rivolgersi al Tar. Una mossa a cui Potì sta già pensando da un po’.

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