CronacaPolitica

Cellino, sciolto il Consiglio comunale per mafia. Il sindaco: “Subito ricorso”

CELLINO SAN MARCO-  L’ormai ex sindaco di Cellino San Marco, Francesco Cascione, annuncia subito ricorso al Tar contro il provvedimento con cui il Consiglio dei ministri ha deciso lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, venerdì sera: “Fosse l’ultima cosa che faccio nella mia vita, impugnerò subito il provvedimento e andrò avanti, anche se questo significherà arrivare davanti alla Corte di Strasburgo”.

Una doccia fredda evidente, per Cascione, quella arrivata da Roma: “Non me l’aspettavo, perché sono sempre stato tranquillo e sono stato io la vittima di reati e atti intimidatori. E’ un provvedimento che accetto, ma non condivido. E ora pretendo che vengano trovati i responsabili delle azioni contro di me e gli altri della mia giunta”. 

Eppure, le poche righe arrivate dall’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri è categorica nell’affermare il fine evidente “di consentire il risanamento delle istituzioni locali nelle quali sono state accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata”. La proposta di scioglimento è stata avanzata dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, sulla base della relazione della commissione di osservazione, che ha puntato la sua lente sulla vita amministrativa di Cellino. Il 4 febbraio scorso, i carabinieri acquisirono numerosi documenti, relativi soprattutto a gare d’appalto. A fare da sfondo un clima rovente, inasprito da attentati ed intimidazioni indirizzate ad amministratori e dipendenti comunali.

Cinque in tre anni quelli ai danni dello stesso sindaco di destra Cascione, contro cui torna a puntare l’indice Luigi Vitali, che di Forza Italia è coordinatore provinciale: “Dico solo – dice Vitali- che se Cascione avesse ascoltato i consigli dei vertici provinciali, regionali e nazionali di Forza Italia e quelli di alcuni esponenti della sua maggioranza, invece di cambiare casacca e revocare deleghe, avrebbe evitato un lungo periodo di commissariamento alla città ed un’onta a lui ed alla politica” .

Cascione replica a muso duro: “Mi sarei dimesso solo se avessi avuto la coscienza sporca. E uno come Vitali che ti dice ‘vattene’ perché il suo obiettivo è andare alle urne non si ascolta”. Alla fine, al di là della diatriba politica, la patata bollente resta nelle mani della città. “Mai avremmo immaginato che si arrivasse a tanto. Un danno immane”, chiosa Roberto Martina, presidente dell’associazione antiracket San Marco.

 

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