
CAROVIGNO- Prima della Zenobi. Prima della notte a “luci rosse” nell’albergo romano che costò all’allora parlamentare qualche anno di carriera politica prima del gran ritorno e l’elezione a sindaco di Carovigno. Prima di tutto qusto, per Mimmo Mele ci fu un’altra notte maledetta. Quella che, nell’agosto 2006, sarebbe andata in scena presso il casinò di Venezia dove l’allora uddiccino perse centinaia di migliaia di euro, pagati, si fa per dire, con assegni poi risultati scoperti e che, quindi, hanno portato ad un ingiunzione di pagamento prima e al sequestro, poi, di alcuni appartamenti, tra Ostuni e Carovigno, ordinati dal Tribunale di Brindisi.
Il giudice Francesco Giliberti, ha infatti messo all’asta un appartamento della Città Bianca e due nella Città della Nzegna per pagare i suoi creditori. Casinò e gioco, ma non solo. Se a Venezia l’attuale sindaco di Carovigno lasciò sul tavolo verde un debito da circa 100mila euro, un altro decreto ingiuntivo gli è stato notificato dal Tribunale di Modena per conto della Discount Spa, società che gestisce alcuni supermercati in provincia di Brindisi e che lamenta una fidejussione da 70 mila euro non onorata. E poi, c’è il Banco di Napoli che, appunto, ha chiesto il pignoramento della casa di Ostuni per via del mutuo non pagato.
La notizia dei pignoramenti è arrivata, casualmente, a poche ore dalla condanna per Francesca Zenobi, la donna che trascorso con l’allora parlamentare una folle notte Romana, e l’avvocato gallipolino Emanuele Antonacci, giudicati in primo grado colpevoli dei reati di tentata estorsione ai danni del discusso politico.
Secondo l’accusa, i due avrebbero proposto al legale di mele un accordo che prevedeva, al prezzo modico di 100mila euro e di un contratto con Mediaset, dichiarazioni favorevoli in un altro procedimento a carico del carovignese, già indagato per cessione di cocaina e omissione di soccorso (accusa, quest’ultima, da cui Mele è stato poi prosciolto).
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