TARANTO- “L’ho fatto per aiutare mia madre”. Ha usato parole simili a queste Eneo Motolese, reo confesso dell’omicidio del padre, Cosimo Motolese, assassinato sotto casa intorno alle 22 di ieri sera, in via Della Liberazione, nel quartiere Paolo VI a Taranto.
Una prima versione poco convincente, ma dopo è crollato vuotando il sacco in lacrime. “Sono stato io”, ha confessato durante l’interrogatorio, davanti al gip Giovanna Cannarile. Un incontro lungo, durato diverse ore nella notte, negli Uffici del Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri. Lo studente, di 20 anni, è stato sottoposto a fermo con l’accusa di omicidio. Ha raccontato di aver premuto il grilletto perchè ormai esasperato dal carattere violento del padre. Secondo quanto accertato dai militari, il 55enne era tossicodipendente e in più occasioni aveva aggredito fisicamente la moglie, anche davanti ai figli. Il 20, reo confesso, ha anche altri 5 fratelli, di cui tre minorenni.
Stando alla ricostruzione degli investigatori, il giovane ha sparato 4 volte contro il padre, ferendolo gravemente alla testa e alla spalla. L’uomo è deceduto circa un’ora dopo al SS.Annunziata dove era stato trasportato da un’ambulanza del 118.
Inizialmente le indagini erano concentrate sia nel mondo della malavita locale che nella vita privata della vittima. Il 55enne, noto alle forze dell’ordine, era uscito da pochi mesi dal carcere. Ma poi è saltata fuori la drammatica verità. Durante i rilievi, i cc del Nucleo investigativo e del Reparto Operativo della Compagnia di Taranto, hanno rinvenuto e sequestrato l’arma del delitto, una pistola semiautomatica marca Colt con matricola abrasa, calibro 45, occultata dal giovane in un terreno incolto del quartiere Paolo VI, poco distante dall’abitazione della vittima, vicino alla facoltà di Ingegneria. Recuperati anche i 4 bossoli esplosi e i capi di abbigliamento usati dal giovane durante l’azione delittuosa, alcuni dei quali macchiati di sangue.