TARANTO- Non sono state chiarite “le ragioni per cui i beni oggetto del sequestro debbano considerarsi profitto del reato e dunque aggredibili con una misura cautelare”. Ecco perché lo scorso 20 dicembre la procura tarantina aveva ordinato la restituzione ai Riva degli 8 miliardi e 100 milioni di euro, precedentemente sequestrati alla Riva Fire, la Holding che controlla l’Ilva di Taranto, il 24 maggio scorso.
Inoltre, si legge nelle motivazioni del dissequestro della Suprema Corte “non è possibile desumere, dalla struttura del provvedimento impugnato, alcun tipo di relazione tra le risorse patrimoniali della società e la destinazione impressa al profitto illecito che sarebbe stato ottenuto dalle società indagate (e controllanti) Riva Fire e Ilva Spa.”