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“Natale sobrio, con uno sguardo rivolto al prossimo”

LECCE- Il Natale, quest’anno, sembra intriso di timori e solitudini e proprio per questo motivo, quest’anno più che mai, bisogna vincere ogni forma di paura e angoscia, per guardare con fiducia al futuro. L’atmosfera della festa sembra dover cedere il passo alla riflessione, sulla scorta, anche, di quanto annunciato dal Santo Padre che nella Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium sottolinea che il natale è il mistero grande della Parola che si è fatta carne ed è venuta ad abitare con noi. Dio in Cristo Gesù si fa nostro compagno di viaggio. E proprio da questo suo venire a stare con noi e a camminare con noi, scaturisce l’impegno ad “uno sguardo di vicinanza per contemplare, commuoversi e fermarsi davanti all’altro tutte le volte che sia necessario”.
I vescovi di Lecce, Brindisi e Taranto, nel messaggio di auguri per il Santo Natale, invitano all’ascolto del prossimo. Come spiega Mons. Domenico D’Amborsio, arcivescovo di Lecce: “Sulla strada in questi giorni di festa troveremo qualcuno che quasi si ripara e protegge la sua solitudine. Fermiamoci! Invitiamolo a percorrere un tratto di strada con noi, magari portandolo nella nostra casa perché condivida un momento di quella comunione di amore che è il segno e il riconoscimento del nostro essere discepoli di Cristo.”

“Ogni anno ci proponiamo di andare all’essenza del Natale e di lasciare da parte gli inviti della pubblicità, che ci parla di una felicità ottenuta attraverso i beni materiali” afferma l’arcivesco di Brindisi, Mons. Donato Negro che nel suo messaggio riporta una passaggio della lettera di san Paolo ai Filippesi: «Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2,6-7).

Da Taranto, infine, Mons. Filippo Santoro conferma che quello di quest’anno “sarà un Natale in tono minore rispetto agli altri passati, ma proprio per questo è più Natale degli altri anni. Spesso, dice, dimentichiamo che la paglia della mangiatoia,a simbolo della natività, è il segno della nostra povertà, delle nostre miserie, soprattutto umane. Miserie che il Signore si china a raccogliere, ad abbracciare e a redimere. Il mio augurio vi sproni a non nascondere la paglia, a non metterla da parte, a non mimetizzarla sotto le stoffe di un Natale che deve apparire in un certo modo. Sarebbe ipocrisia. Prego per un Natale di conversione fiduciosa, perché dove arriva Cristo le cose cambiano. Il Signore ha ancora fiducia in noi”.

 

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