Cronaca

Almeida, nessuna cura per gli ulivi ma salvi viti e agrumi

BARI- Non esiste al mondo nessuna cura per la Xylella Fastidiosa. L’unica soluzione è eradicare le piante e bruciarle. Solo così, per ora, il rischio contagio si ridurrà.

La situazione degli ulivi del Salento è “incredibilmente seria”, e lo ha confermato il super esperto dell’Università di Berkley, Rodrigo Almeida, dopo il sopralluogo effettuato nelle scorse ore sui terreni contaminati. In California esiste. Se ne è avuta traccia anche in Asia. “Ma la Xylella – ha spiegato Almeida – si chiama fastidiosa non a caso”. E’ imprevedibile e complessa. Conta 30 genotipi differenti che reagiscono in modo diverso a seconda del fungo o dell’insetto con cui vengono a contatto. Dunque, il lavoro da fare ora, è capire quale sia il genotipo che sta uccidendo gli ulivi e quale insetto lo stia diffondendo.

“La prima cosa da fare – ha spiegato il professor Almeida – è cercare i vettori. La seconda è capire quali siano le sorgenti di inoculo, cioè le piante che contengono il batterio acquisito dai vetttori e portato su ulivi e altre colture”.

Alcune risposte arriveranno subito, per altre bisognerà attendere addirittura anni. Nel frattempo, però, si può tirare un sospiro di sollievo. “Già noi sappiamo – ha spiegato Anna Percoco responsabile dell’Osservatorio Fitosanitario regionale – che non è il genotipo che colpisce vite e agrumi. E questo è un motivo di sollievo”.

Nessuna speranza per le piante malate. Quelle andranno eradicate e bruciate in loco. E chi non lo farà sarà soggetto a sanzioni. “Le piante ormai in completo disseccamento – ha proseguito la Percoco – devono essere estirpate perché non c’è più alcuna possibilità di recupero. Sulle altre con parziale disseccamento, stiamo aspettando i risultati della ricerca ma sembra che anche quelle non potrano essere recuperate e quindi saranno eradicate”.

A fine mese arriverà la decisione della Commissione Europea sulla movimentazione delle piante infette. A fine dicembre poi, l’Osservatorio Fitosanitario regionale con l’aiuto di Cnr e Università di Bari, concluderà la ricognizione di tutti i terreni pugliesi per capire esattamente quali siano le zone colpite. Ora si stanno setacciando i registri dei vivai per capire importazioni ed esportazioni effettuate negli ultimi sei mesi. Il punto è che una pianta può essere portatrice sana della Xylella e dunque non ammalarsi ma diffonderla. Al momento si pensa che l’area interessata sia solo quella degli 8000 ettari di una parte della provincia di Lecce. A parte un oleandro e un mandorlo, ha colpito solo gli ulivi e si suppone anche erbe spontanee. La sensazione, però, è che la Xylella si stia muovendo. La speranza è che l’arrivo dell’inverno possa rallentare di molto l’espansione del batterio che, invece, prolifera in ambienti miti.

Martedì è fissata una videoconferenza con la Commissione Europea per fare il punto su tutto quanto fin qui raccolto. Nel primo trimestre del prossimo anno è preannunciata la visita degli ispettori di Bruxelles.

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