Cronaca

MPS, interrogazione dei parlamentari salentini: “Subito tavolo interministeriale”

LECCE– I politici salentini hanno deciso di rispondere all’appello lanciato dai lavoratori Mps e da Paolo Pagliaro. E’ stata depositata l’interrogazione parlamentare, firmata da tutti i parlamentari salentini, per chiedere al governo di accendere un faro. Dopo un lungo periodo di silenzio, è stato chiesto alla politica di intervenire per evitare che 182 famiglie leccesi possano essere abbandonate a se stesse.

Mps procederà alle esternalizzazioni, ma le società dove dovrebbero essere dirottati i lavoratori non convincono i sindacati. La Cgil, che ha sentito per prima puzza di bruciato, si è rifiutata di firmare il primo accordo e questo ha portato a una grave spaccatura del fronte sindacale. In Open, i sindacati firmatari non si sono presentati per spiegare pubblicamente i motivi che li hanno indotti a firmare: la Cgil invece ha spiegato e ha chiarito che quell’accordo non offriva- a loro parere – alcuna garanzia per il futuro dei lavoratori esternalizzati. Ora si punta all’accordo definitivo e all’unità tra sindacati, ma è necessario anche il pressing della politica. Un primo segnale, anche se sollecitato più volte, è finalmente arrivato: i parlamentari salentini chiedono ai Ministri del Lavoro e dell’Economia di aprire di un tavolo interministeriale con tutti i soggetti coinvolti nella vertenza Monte Paschi, per “individuare ogni possibile strada che abbia come interesse preminente la salvaguardia dei livelli occupazionali”.

Con una interrogazione che vede proponente e prima firmataria la parlamentare Pd Teresa Bellanova, e a seguire i deputati dell’intera delegazione parlamentare leccese Raffaele Fitto, Salvatore Capone, Roberto Marti, Rocco Palese, la vicenda dei bancari salentini coinvolti nella ristrutturazione e riorganizzazione aziendale MPS giunge sui tavoli del Governo.

L’onorevole Bellanova ricorda di aver posto il problema già“nel luglio 2012, quando MPS, che aveva annunciato un processo di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale, con il Piano di impresa 2012-2015, stava facendo emergere non poche preoccupazioni tra i lavoratori operanti presso il gruppo”. Poi, però è calato per un lungo periodo il silenzio sul futuro di questi lavoratori.

L’interrogazione ripercorre gli ultimi diciotto mesi e salda intorno all’esternalizzazione del back office annunciata dalla Banca i paradossi della vicenda, tra cui la particolare penalizzazione del territorio salentino (con un numero eccessivo di esternalizzati rispetto a tutte le altre realtà).“L’attuale situazione”, si legge nell’interrogazione, “vede come unici soggetti interessati a divenire azionisti di questa nuova società due aziende non bancarie, mentre la Banca”, proseguono i firmatari, “si è di fatto defilata, e se per un anno ha sostenuto con mercato e lavoratori che non avrebbe esternalizzato, ma solo ‘societarizzato’, mille dipendenti con le relative attività, oggi a pochi giorni dalla realizzazione del progetto scopre le carte e scompare della compagine azionaria del nuovo soggetto”.

Non solo. “Dalle informazioni raccolte dai lavoratori”, prosegue l’interrogazione, “sembrerebbe che le società interessate all’acquisizione delle attività oggetto di esternalizzazione non siano nelle condizioni di offrire garanzie adeguate in una prospettiva di lungo termine. Nello specifico, infatti,  una delle società che dovrebbe assorbire i lavoratori sarebbe un gruppo composto, ad oggi, da circa 1.100 dipendenti per i quali pare siano in atto procedure di riduzione dell’orario di lavoro, di cassa integrazione e solidarietà”.

Anche l’altra società offrirebbe ben poche garanzie. Insomma, tutto sembra un salto nel buio.

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