Politica

Vendola indagato: “Sono angosciato ma sereno”

BARI- Sei punti scritti a mano su un foglietto. Per non dimenticare nulla di ciò che, dal 2006 anno in cui si è insediato alla guida della Regione, ha fatto nel braccio di ferro contro l’Ilva. Il governatore di Puglia Nichi Vendola sceglie di spiegare pubblicamente il perché pur con angoscia, si senta sereno davanti all’indagine della Procura di Taranto che lo ha coinvolto assieme ad assessori e dirigenti regionali. “Io sono sereno – ha detto – so come mi sono comportato. La mia amministrazione non è stata subalterna ad un potere forte, ha operato con la schiena dritta e credo che potremo dimostrarlo rapidamente alla magistratura tarantina a cui continuo a guardare con stima”.

Vendola ricorda una ad una le azioni fatte. Il raddoppio a Taranto degli organici dell’Arpa nel 2006, l’acquisto per mezzo milione di euro dello spettrometro grazie al quale misurare le concentrazioni di diossina, il monitoraggio con le centraline mai installate prima, la legge anti-diossina, la guerra al benzo-a-pirene in controtendenza rispetto alla mano morbida del governo nazionale, fino alla valutazione del danno sanitario. E poi quell’unico contrasto con parte della popolazione di Taranto sull’ipotesi di chiusura dell’Ilva: “Io ero contrario – ha ricordato – preferivo la sua riqualificazione ambientale”.

“Non sono mai stato sul libro paga dei Riva – ha detto ancora il presidente – per questo mi sono sempre sentito libero di chiedergli conto dell’inquinamento ambientale”.

Quanto all’accusa di aver pressato  per ammorbidire il direttore generale di Arpa Puglia Giorgio Assennato, dice: “Voglio ricordare a tutti che ho voluto fortemente come direttore dell’Agenzia regionale per protezione ambientale uno scienziato famoso per la sua intransigenza, un uomo universalmente riconosciuto per la sua schiena dritta”.

Chiarirà tutto, ha detto. “Andrò appena posso a rispondere alle domande del Pubblico ministero e lo faccio veramente con la cognizione non solo di aver operato bene per l’Ilva ma di aver pensato che lì si poteva scrivere una pagina di storia per tutto il Mezzogiorno d’Italia. Pazienza, se il senso di questa pagina lo dovremo recuperare più avanti “.

Nei corridoi della Regione alcuni degli indagati. Lorenzo Nicastro, assessore all’Ambiente lontano dai microfoni, alla domanda se questo può essere considerato un atto dovuto dalla magistratura si stringe nelle spalle: “Se me l’aspettavo? – dice – No. Proprio no”. Ci sono anche l’avvocato Michele Laforgia e il collega Friz Massa, a difesa di Nicastro e dell’attuale capo di gabinetto Pellegrino. Intanto i gruppi di maggioranza della Regione fanno sapere di essere fiduciosi nell’operato della magistratura che dimostrerà presto  – scrivono – la totale estraneità ai fatti degli esponenti della Regione coinvolti nell’inchiesta.

 

 

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