BRINDISI- Dall’ Est Europa, fino a Mesagne e Francavilla. Dall’omicidio del giovane Ligorio, freddato in superstrada a colpi di Kalashnikov, alle indagini sugli autori e i mandati del delitto. Dall’arresto dei “custodi” delle armi, laddove il termine è utilizzato eumesticamente, a quello dei legittimi proprietari.
E chissà quant’altro per degli arresti che rappresentano solo l’ultimo tassello di un mosaico ben più ampio e che affonda le sue radici nel tessuto sociale della Città degli Imperiali.
Scattano le manette, all’alba, sull’asse in odor di Scu Francavilla e Mesagne, con 5 custodie di ordinanza cautelare eseguite, nell’ambito dell’operazione “Scacco agli Imperiali”, dai carabinieri del comando provinciale di Brindisi e della compagnia di Francavilla Fontana su disposizione della DDA.
L’accusa è di traffico, porto e detenzioni di darmi da guerra, con l’aggravante di aver agevolato la Mafia, e quindi la Scu per 4 degli indagati. Le ordinanze sono a carico di Giancarlo Capobianco, detto zio Carlone, e Giovanni Passiante e i mesagnesi Vito Stano, Nicola Destino e Francesco Gravina, detto “il gabibbo”.
Eccezion fatta per Passiante, incensurato e costretto ai domiciliari, gli altri 4 sono vecchie conoscenze delle forze dell’ordine. In particolare, Capobianco e Gravina, già condannati, considerati personaggi di spicco, rispettivamente, delle frangia francavillese della Scu e del clan dei mesagnesi.
Dall’omicidio di Francesco Ligorio, alias Cioppino, ucciso nel novembre 2010 per errore dai distratti killer il cui obiettivo era, in realtà, il francavillese Nicola Canovari alle indagini che, nel febbraio del 2011 portarono al ritrovamento e al sequestro di un piccolo arsenale da guerra tra le campagne francavillesi, contrada Donna Laura. Qualche mese dopo, ad ottobre, in manette ci finiscono 5 giovani. È l’operazione Terminator, vero e proprio crocevia dell’ordinanza di custodia cautelare odierna. Quelle armi erano, infatti, state acquistate da Zio Carlone, Capobianco, con propri fondi, circa 20mila euro, per poi essere messe a disposizione dei sodali della Sacra Corona unità.
Dell’acquisto orginario, venditore probabilmente russo, i carabinieri di Francavilla ritrovano un Kalanishkov, un fucile semiautomatico Bernardelli, una carabina Reminghton e munizioni varie.
“Sono le armi acquistate da zio Carlone”, ammetteranno i collaboratori di iustizia, Ercole Penna compreso. E destinate appunto al clan dei mesagnesi e della frangia dei francavillesi. Ricostruire i passaggi di mano e gli spostamenti delle armi non è stato facile. Alla fine, si è arrivati agli arresti dei 5, ritenuti, a vario titolo, acquirenti, utilizzatori e semplici custodi. È il caso del giovane Passiante, incaricato di “pulire” e “conservare” l’arsenale.
Mentre altri 7 soggetti risultano indagati a piede libero. A coordinare le indagini, la DDA di Lecce e, quindi, il procuratore Cataldo Motta e il pubblico ministero Alberto Santacatterina. Le indagini, sia ben chiaro, proseguono. E promettono di articolarsi in nuovi filoni. Al piccolo arsenale acquistato da Capobianco nel settembre 2010, mancano all’appello due kalashinokov e delle bombe a mano tipo “ananas”. Che i mitragliatori mancanti siano quelli utilizzati dai killer di Cippino è una ragionevole ipotesi, su cui gli inquirenti continuano a lavorare. Scacco agli imperiali, quindi. Ma la partita è tutt’altro che chiusa.