LECCE- Cercava i primi punti in classifica e se possibile la prima vittoria della stagione dopo 4 ko di fila. Invece il Lecce targato Lerda-bis riscopre i mali di sempre. Il vestito tattico cucito in fretta e furia in sei giorni di lavoro dal tecnico di Fossano non si addice alla squadra giallorossa che incappa nel quinto stop consecutivo e l’etichetta di “crisi profonda” e’ quanto mai opportuna in simili casi.
Il Lecce perde malamente anche al Renato Curi di Perugia facendo finire l’asticella dei valori umorali sotto i tacchi. Mister Lerda fa esordire dal primo minuto Sales e per la prima volta in questo campionato, scende in campo anche Diniz nel tentativo di dare maggiore serenita’ al reparto difensivo che resta il piu’ bucato dei due gironi di prima divisione. Lerda si affida anche a Lopez, ultimo arrivato alla corte della societa’ giallorossa con Sacilotto. Non c’e’ il tempo di vedere il nuovo assetto tattico che il Perugia riporta Lerda e i suoi ragazzi alla triste realta’.
La serenita’ difensiva ricercata si tramuta in autentica sonnolenza che agevola il compito di Nicco nel battere Perucchini. le nubi minacciose del Renato Curi si abbattono come un temporale sul Lecce e il suo tecnico, probabilmente incredulo della serie infinita di leggerezze e svarioni che i giocatori in campo regalano con il passare dei minuti. Manca il gioco sulle fasce, il pressing e’ quasi uno sconosciuto, l’attacco giallorosso rischia di finire a “chi l’ha visto”.
Regna la confusione mentale tra le maglie del Lecce, e contro un attacco perugino che punge, la retroguardia guidata da Martinez mette in luce le solite lacune a tratti imbarazzanti. Al 35esimo il Lecce che nella prima frazione di gioco non fa registrare alcun tiro verso la porta di Koprivec, fa “harakiri” regalando alla squadra di Camplone anche un uomo in piu’. Melara si fa espellere commettendo peraltro un fallo da rigore su Fabinho. Penalty realizzato da Eusepi. Piove sul bagnato in casa Lecce sotto di due gol e con un uomo in meno al termine del primo tempo.
Nella ripresa su un campo reso pesante dalla pioggia battente, il tentativo di rimonta alquanto improbabile a vedere la prestazione in campo, passa dal calcio di punizione di Bellazzini. Palla di un soffio a lato. E’ solo un episodio perche’ il tema tattico della partita non cambia anche in virtu’ di una evidente condizione fisica diametralmente contrapposta tra le due squadre. Perugia che gestisce il vantaggio maturato, ma comunque propositivo alla ricerca del gol della sicurezza e Lecce costretto a difendersi come puo’ senza riuscire mai a pungere.
Protagonista della ripresa diventa anche il direttore di gara che distribuisce cartellini gialli da una parte e dall’altra con i toni agonistici che alimentano il gioco duro. I grifoni guidati da Camplone, mai in affanno mettono in campo una migliore organizzazione di gioco, trovando giocate fluide e insidiose. I giallorossi appaiono un pugile suonato costretto alle corde. Fin troppo evidenti i problemi strutturali della squadra di Lerda per passare inosservati. Anche nel secondo tempo nessuna conclusione verso la porta avversaria.
A mettere la parola fine ad un altro match da dimenticare per il Lecce sempre piu’ in caduta libera ci pensa il triplice fischio di Cifella dopo ben sei minuti di recupero. I volti dei giocatori e del tecnico a fine gara sono l’emblema di uno dei momenti piu’ mortificanti degli ultimi anni. La quinta sconfitta consecutiva rimarca con maggiore veemenza le carenze di una squadra che non sa piu’ vincere ma che non riesce ad esprimere neppure un calcio accettabile.