LECCE- Cresce sempre di più la consapevolezza della necessità di una programmazione e dell’importanza della scelta di un modello di industria turistica su cui puntare per non farsi trovare impreparati. Operatori del turismo, rappresentanti del mondo dell’impresa e un autorevole giornalista si sono confrontati, in Open, sui modelli di sviluppo turistico da scegliere. La posizione degli “addetti ai lavori” è chiara: oggi, prima ancora che vengano pubblicati i dati ufficiali sull’andamento della stagione turistica, è necessario sedersi attorno a un tavolo e cominciare a programmare per il futuro, un futuro in cui non si ripresenti più un “caso Gallipoli” e perché non si convochino tavoli in prefettura tardivi per rimediare al caos.
Ci sono cinque punti da affrontare per sviluppare un turismo avanzato ed europeo: infrastrutture, accoglienza, tutela ambientale, politiche di promozione e visione del territorio.
Claudio Scamardella, direttore del Nuovo Quotidiano di Puglia, ripete che è necessario decidere dove si vuole andare, “perché ciò che sarà il Salento tra 20-30 anni dipenderà dalle scelte fatte oggi.
“Il Salento ha una sua identità molto forte: o si governa questo momento o si rischia che le scelte vengano fatte altrove, dalla criminalità”, avverte il giornalista.
Per il Salento servirebbe una cabina di regia, magari un po’ più vicina di Bari, ora che verranno meno le province. Comunque sarà fondamentale una programmazione univoca e coordinata da parte dell’ente regionale. Anche la promozione del territorio richiede prima la scelta di un modello. Scamardella bacchetta la Regione per la contraddizione nella promozione di una Puglia che balla e nelle censure della Godelli al “turismo caciarone gallipolino”. Anche sulla programmazione degli eventi estivi, per il direttore del nuovo quotidiano di Puglia, ci dovrebbe essere univocità.
Andrea Montinari presidente di Confindustria Turismo e Mauro Della Valle, presidente di Assobalneari Salento, invece, credono che il Salento possa puntare su più modelli di sviluppo: basta saper programmare e regolamentare, ma senza pensare che il territorio possa essere militarizzato per contenere l’aumento di turisti. Vito Vergine, gestore del lido Maldive del Salento, ha criticato la Regione, “che non ha posto dei paletti alla musica sui lidi, facendo sì che molte spiagge si trasformassero in discoteche a cielo aperto, con musica a palla per 10 ore di fila”.
Insomma, tutti d’accordo sulla programmazione, sulle regole da darsi e sul fatto che anche l’università possa dare una grossa mano nel far crescere la cultura del turismo. Ma Scamardella avverte che non fa bene al Salento puntare sul ‘divertimentificio’, “perché è una moda passeggera, quella massa si sposterà altrove, molto meglio puntare sul turismo culturale, balneare ed enogastronomico, perché è un investimento a lungo termine”. Poi, il direttore del Nuovo quotidiano di Puglia elogia il Piano Paesaggistico, “che va nella direzione giusta, che non è quella del turismo di massa, ma quella della difesa di un territorio sfregiato”: “Basta costruire sulle dune come si è fatto a Porto Cesareo. Dopo aver causato i danni ci si lamenta dell’erosione costiera. E’ necessario difendere questo piano paesaggistico, anziché mettersi di traverso”.