TARANTO- L’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Taranto sul cosiddetto “Governo ombra” che teneva in pugno lo stabilimento e che è finito in manette venerdì, apre nuovi scenari. Secondo le Fiamme Gialle, Bondi avrebbe “avallato” il passaggio degli uomini di Riva, conosciuti come “fiduciari” con pieni poteri di controllo sul siderurgico, “alle dipendenze di Ilva e sotto le direttive del commissario straordinario”.
In questo modo i Riva non avrebbero perso il contatto con l’azienda nonostante il commissariamento. L’ipotesi della Guardia di Finanza è che l’allontanamento dei fiduciari dalla fabbrica fosse soltanto una “operazione di facciata” e questo per due motivi.
“Il primo – sostengono i finanzieri – è perché Bondi non aveva previsto la soppressione dell’apparato parallelo; il secondo perché questa operazione non avrebbe fatto altro che addebitare a Ilva s.p.a. i costi relativi agli stipendi di alcuni dipendenti della Riva Fire”.
Ciò dimostrerebbe la volontà di Bondi di non azzerare il governo ombra formato dai fiduciari. Fiduciari che, secondo quanto racconta agli uomini della guardia di finanza il direttore del siderurgico Vincenzo Lupoli, scavalcavano anche la sua figura. “Il fiduciario – ha riferito Lupoli – aveva una delle più alte cariche decisionali e si rapportava direttamente con i Riva, scavalcando il direttore stesso”.
Non si escludono dunque altri colpi di scena. Lunedì intanto scatta la protesta del sindacato di base USB che ha proclamato lo sciopero ad oltranza dalle 7 del mattino davanti alla portineria A dell’Ilva dopo il licenziamento di Marco Zanframundo, l’operaio impegnato “nella lotta alla difesa della vita” come ha detto il responsabile USB Francesco Rizzo. La protesta – annuncia l’Usb – continuerà fino a quando Marco e i 50 lavoratori della ditta “EMMERRE” laciati a casa non saranno reintegrati.