BRINDISI- Ad oltre due mesi dalla scarcerazione. Mohamed Abou Hashima, il 31enne italo egiziano arrestato in Libia perché accusato di essere una spia, si prepara a tornare in Italia, a Torre Santa Susanna, dalla sua famiglia.
Incubo finito per lo sfortunato giovane che, giovedì prossimo, tra una settimana, tornerà ad abbracciare la moglie Anita e il figlioletto Ali, di soli 4 anni e finalmente lontano dal carcere di Misurata, dov’era stato condotto insieme al fratello per questioni burocratiche: il caso sembrava vicino a una soluzione già lo scorso 16 giugno, quando il console italiano riuscì a tirarlo fuori dalla cella, ottenendo la libertà vigilata.
Qualche giorno dopo una nuova batosta: il rinnovo della misura cautelare riportava Mohamed dietro le sbarre con l’accusa di immigrazione clandestina. Abou Hashima, in Libia per lavoro insieme al fratello Raft, titolare di una macelleria nel paese africano, era incappato in un controllo da parte delle forze dell’ordine. In quell’occasione, aveva esibito sia il passaporto egiziano, risultato poi scaduto, quanto quello italiano.
Una circostanza che ha insospettito la Polizia libica che, quindi, ha arrestato il 31enne e il fratello. Preoccupati, i parenti di Torre S.Susanna, hanno mobilitato l’associazione‘Nessuno Tocchi Caino’ e i radicali del territorio. Gli attivisti sono stati i primi ha stabilire stabilito i primi, fondamentali contatti con il console italiano a Tripoli, Pier Luigi d’Elia e con il leader radicale Sergio d’Elia. Il timore era che il regime carcerario libico fosse troppo duro, come riferito dal giovane al suocero nel corso di una telefonata.
La vicenda, che ha tenuta col fiato sospeso l’intera comunità di Torre, dove Abou è perfettamente integrato, sta finalmente per giungere alla conclusione. Tra sette giorni, il giovane macellaio egizione scambiato per spia potrà tornare in Italia, nel suo Salento, dalla sua famiglia.