Cronaca

Traumi a schiena e bacino, la causa della morte nell’impastatrice

TAURISANO-  “Sfacelo traumatico della colonna vertebrale e del bacino e rottura dell’aorta”. Sono queste le cause della morte dell’operaio 53enne della «Salumificio Scarlino», Mario Orlando, caduto nell’enorme impastatrice nel primo pomeriggio di venerdì.

A stabilirlo è stato il medico legale Ermenegildo Colosimo, incaricato dal sostituto procuratore Carmen Ruggiero che sta conducendo le indagini sul grave incidente, insieme con la collega Paola Guglielmi e che, nelle scorse ore, avrebbe ascoltato nel suo ufficio un testimone oculare della tragedia.

Il consulente nei prossimi 60 giorni dovrà occuparsi di tutti gli esami istologici sui campioni prelevati e degli esami sul Dna della vittima. I suoi capelli dovranno essere confrontati con una ciocca rinvenuta e Foto Mario Orlando (1)repertata dalla scientifica in una vasca dell’impastatrice. Solo così sarà possibile accertare senza avere dubbi, in quale delle due vasche ha perso la vita il 53enne.

Intanto,nelle prossime ore, il pm conferirà l’incarico all’ingegnere Cosimo Prontera che dovrà verificare il rispetto delle norme di sicurezza all’interno dell’azienda. Secondo quanto è al momento trapelato le due vasche che componevano l’impastatrice potrebbero non essere entrambe in regola. La ringhiera a protezione di una sarebbe infatti piu’ elevata rispetto a quella messa a protezione dell’altra.

I poliziotti del commissariato di taurisano, al comando del vice questore Salvatore Federico, hanno intanto sequestrato il cancelletto dell’impastatrice. Si tratta di un sistema di sicurezza risultato mancante che se aperto dall’operaio per procedere alla pulitura dell’impianto, avrebbe bloccato i cilindri rotanti e muniti di pale al centro delle vasche.

Sono stati gli stessi titolari dell’azienda a consegnarlo agli agenti.

Le accuse di rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro e morte come conseguenza di altro reato sono state ipotizzate nei confronti di Attilio Scarlino, amministratore unico dell’azienda; del fratello Antonio, responsabile della sicurezza; e di Luigi De Paola, capo- reparto. Accuse che, è bene precisarlo, sono tutte da dimostrare.

Fino alla fine degli accertamenti, salvo decisioni differenti, gli impianti della Scarlino resteranno sotto sequestro probatorio e la produzione rimarrà bloccata.

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