LECCE- Con la cancellazione dell’Imu sulla prima casa, sarà stralciata di getto un’entrata di 6,5 milioni di euro dal bilancio comunale leccese. Le alternative ci sono, certo. Ma, per il momento, non fanno dormire sonni assolutamente tranquilli a Palazzo Carafa. La promessa del governo di assicurare comunque la copertura finanziaria consente ora di iscrivere tra le entrate quella stessa cifra.
Ma se per la prima rata c’è la garanzia dell’alternativa, derivante dall’extragettito Iva sul rimborso dei debiti della pubblica amministrazione, per la seconda nulla si sa ancora, nulla trapela, il pozzo da cui andare ad attingere i fondi ancora non si conosce. “Siamo sereni- dice il sindaco di Lecce, Paolo Perrone-. Certo è che, però, se a dicembre dovesse accadere che la seconda rata verrà scaricata sui comuni, neppure noi potremmo chiudere il bilancio, al pari degli enti più virtuosi”.
Perrone era nella delegazione dell’Anci che ha incontrato il premier Letta a Roma e che ha strappato l’accordo che non fa affossare i conti degli enti locali. Ma quel forse in cui ancora naviga la copertura della seconda rata di fine anno è un macigno che pesa, a Lecce, un qualcosa come 3,2 milioni di euro, i restanti rispetto ai 3,3 milioni stimati per la prima rata, in un bilancio complessivo che conta 110milioni di entrate.
A fornire i numeri è l’assessore al ramo, Attilio Monosi, che è chiaro: “senza la ridistribuzione completa del fondo di solidarietà, senza la garanzia di un maggiore trasferimento di fondi da parte dello Stato, in modo tale da assicurare totalmente quegli importi che sarebbero derivati dalla tassazione sulle prime case, senza tutto questo, saremmo costretti a portare le chiavi di Palazzo Carafa a Letta. Non possiamo far gravare nessuna delle due rate sul bilancio. È un lusso che non possiamo permetterci”.