Cronaca

Donazione del cordone: “Solo una mamma ogni 200”

LECCE- E’ gratis, non fa male a chi lo dona, può salvare la vita a chi lo riceve. Eppure in provincia di Lecce è una pratica ancora poco applicata. La donazione del cordone ombelicale, è un successo raggiunto con fatica qui nel Salento. Un traguardo importante per aprire le porte del futuro. Eppure quella porta in poche, pochissime donne, hanno scelto di aprirla. O per lo meno di contribuire a farlo.

Solo una su 200 nel 2012. una su 170 nel 211. Una su 115 nei primi sei mesi del 2013. Numeri scoraggianti che fanno comprendere come ci sia qualcosa che frena una pratica che fa solo del bene. Nel primo semestre  del 2013 su 2081 parti totali, 18 richieste di donazione. Nel 2012 su 6321 parti solo 31 donazioni. Tutte sono state poi conservate nelle banche di raccolta estere. Il sangue del cordone ombelicale che viene raccolto al momento della nascita del bambino, sono ricchissime di cellule staminali.

E queste cellule sono capaci di dare una possibilità di guarigione a chi soffre di malattie come tumori del sangue, leucemie, e altre gravissime malattie ematologiche. In molte di queste patologie si rende necessario il trapianto di midollo osseo per consentire la sopravvivenza del paziente. Ma reperire un midollo osseo compatibile tra le poche donazioni, è davvero complicato. Per questo le cellule staminali del cordone ombelicale giocano un ruolo fondamentale nella vita di chi è colpito da quelle gravi malattie. Se donato e raccolto nelle sacche di sangue al momento del parte può guarire chi è condannato.

Se non donato finisce nella spazzatura. Il problema sta tutto nell’informazione. E’ scarsa. E’ complicata. Molte donne che hanno recentemente partorito o che stanno per farlo, ci riferiscono di non aver ottenuto una adeguata informazione a riguardo. Alcune, addirittura, confessano di aver avuto l’impressione che la trafila per donare sia lunghissima e talmente complicata da non intraprenderla neppure. Siamo ben consapevoli del fatto che i medici e le ostetriche delle nostre strutture siano subissati da lavoro, e che i volontari dell’associazione Un Cordone per la Vita che ha ottenuto la possibilità di raccogliere il sangue nel Salento, siano pochi e non ancora perfettamente organizzati. Ma occorre fare qualcosa. Occorre assolutamente insistere e raggiungere percentuali di donazioni ben diverse dalle attuali. Una possibilità di incrementare questa pratica sarebbe informare dettagliatamente le future mamme durante i corsi pre-parto.

E’ lì che le donne apprendono ogni cosa sia importante per la vita del proprio figlio. E allora perché non introdurre in quella fase anche la consapevolezza che il proprio bambino può strappare alla morte qualcun altro? In Italia si può donare il cordone ma non si può decidere a chi destinarlo. Ammesso che al momento della nascita del piccolo, ci sia un parente stretto affetto da una delle malattie curabili con le staminali. Ma che si conosca o meno la persona a cui donare il sangue del proprio figlio, forse val la pena riflettere sul fatto che nessuno sceglie di ammalarsi. Ma noi possiamo scegliere di dare una possibilità di guarire.


 

 

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