PARABITA- La legge Severino trova applicazione nei confronti del consigliere comunale di Parabita che aveva riportato una condanna in primo grado, quindi non definitiva, per il reato di abuso d’ufficio. Il sindaco di Parabita aveva sollecitato la prefettura a pronunciarsi, ma i dubbi sull’applicazione della legge hanno fatto slittare di 40 giorni la soluzione del problema. Il prefetto, dopo qualche tentennamento, ha firmato il decreto di sospensione per 18 mesi del consigliere Prete. La questione giuridica di particolare attualità riguarda la possibilità di applicare la legge Severino, entrata in vigore a gennaio del 2013, anche per fattispecie anteriori.
Il Testo unico delle pubbliche amministrazioni prevedeva la sospensione degli amministratori condannati anche se non in via definitiva per reati contro la P.A: la nuova legge, varata dal governo Monti, ha introdotto tra i reati previsti come causa di sospensione l’abuso di ufficio. Il consigliere colpito dal provvedimento della prefettura di Lecce aveva riportato la condanna in un periodo anteriore: il comune di Parabita, visti i dubbi esistenti sull’applicazione delle legge, ha chiesto il parere a un esperto amministrativista, l’ avvocato Pietro Quinto, che ha chiarito che non si tratta di stabilire se la legge è retroattiva o meno, ma di analizzare in maniera oggettiva la norma.
“La Legge Severino prevede la sospensione in caso di condanna, ed è questo che conta, spiega Quinto, non il fatto che il reato sia stato commesso quando la legge non era ancora entrata in vigore”.
C’è una similitudine tra il caso di Parabita e quello nazionale di Berlusconi, che però riguarda l’incandidabilità: i principi sono sempre gli stessi. Autorevoli costituzionalisti stanno discutendo delle vicende del Cavaliere e sull’applicazione della legge Severino: continuano ad esserci interpretazioni contrapposte, anche perché ormai il caso non è più giuridico, ma politico.