SAN DONACI- Silicio selvaggio, è bastata per anni una semplice dichiarazione di inizio attività, concessa in sede locale, per far fiorire chilomenti di pannelli fotovoltaici in tutta la provincia. Pratica da più parti contestata, che ha prodotto sequestri, polemiche e futuri contenziosi. MA per sapere chi abbia ragione, bisognerà aspettare.
Continua la guerra contro il Fotovoltaico selvaggio duqnue. Ma l’ex sindaco di San Donaci, Domenico Serio, alza le mani. “Per sapere se quegli impianti fotovoltaici sono abusivi o meno, bisognerebbe attendere la sentenza del consiglio di Stato.”
E si, perchè non basta l’iniziativa della Regione Puglia tesa a sollecitare 50 sindaci salentini ad avviare iniziative in riferiemento alla costruzione di impianti fotovoltaici realizzati con in dote la semplice DIA, ma è necessario che le condizioni vengano pure rispettate.
Le inchieste sul fotovoltaico selvaggio sono iniziate appunto nel 2011 proprio a San Donaci, su segnalazione dell’allora sindaco Serio. E’ infatti emerso che cinque aziende avevano impiantato fotovoltaici di potenza pari a un megawatt ciascuno, edificandoli l’uno accanto all’altro, creando di fatto un unico campo capace di raggiungere quindi un fattore di produzione nettamente superiore a quello consentito dalla semplice dichiarazione. Il solito “trucco” del frazionamento. Utile per aggirare una complessa e faticosa Via in luogo di una più semplice e banale Dia. Da lì, l’azione in autotutlea del Comune e, quindi, i ricorsi al Tar di lecce da parte delle società, poi rigettate.
E se la Regione sollecita i Comuni, Serio predica prudenza.
“La certezza giuridica che quegli impianti siano abusivi, e per tanto da smantellare, non c’è”, chiarisce l’ex sindaco, che preferirebbe attendere la parola dei giudici del Consiglio di Stato.
Delle irregolarità, ora, si occupa la magistratura che in collaborazione con i carabinieri del Noe continua a monitorare il territorio, imponendo sigilli lì dove non verranno rispettati i regolamenti.