TARANTO- “La Regione paghi subito i danni ai produttori”. È la dichiarazione senza troppi peli sulla lingua dell onorevole chiarelli sulla emergenza, l’ennesima, nel settore della mitilicoltura a Taranto. L ‘ennesima, perchè il terzo anno consecutivo che le cozze tarantine rischiano di finire al macero. Un rischio che mette in ginocchio gli allevatori di un prodotto che una volta era il fiore all’occhiello dell economia ionica.
Non c’è più alcun tipo di giustificazione per chi avrebbe dovuto risolvere la questione mitilicoltura tarantina e non lo ha fatto. Questa l accusa di chiarelli, rivolta alle istituzioni e che scagiona, una volta tanto la questione ambientale.
Questa volta – afferma – non c’entra la diossina ma i tempi, biblici, per la caratterizzazione del sito. Solo sei dei dodici controlli necessari sono stati effettuati, e quindi la vendita al momento è ancora vietata. A ciò si è aggiunto il mal tempo che ha creato ulteriori perdite. Il parlamentare ionico sollecita dunque la regione Puglia 0perchè siano individuati immediatamente le sopluzioni per riparare i danni subiti dai produttori, e x accellerare le procedure per le autorizzazioni alla commercializzazione. Successivamente, «risolta al più presto la emergenza, ed assicurata la sopravvivenza delle tante famiglie che vivono di mitilicoltura, occorrerà affrontare la questione sul piano strategico puntando a due obiettivi: a)individuare le responsabilità di quanto accaduto e b) programmare il ritorno in mar piccolo degli allevamenti. Intanto Luciano Carriero, uno dei principali produttori di mitili a Taranto, risponde alle dichiarazioni dell’assessore regionale alle Risorse Agroalimentari Fabrizio Nardoni, il quale ha chiarito che la classificazione delle acque deve durare sei mesi e non sono ammesse deroghe. Il che vuol dire che il prodotto è giunto a maturazione, ma non può essere commercializzato.
«Non è colpa nostra – afferma a ragione l allevatore – se i controlli sanitari sono iniziati in ritardo. Le analisi dicono che le cozze sono buone e dunque devono essere vendute. Ci stanno solo prendendo in giro: ora basta».