Cronaca

Il killer di San Cesario a sorpresa: “Avances a mia moglie, ho sparato per gelosia”

LECCE- “Non volevo ucciderlo. Volevo solo gambizzarlo”. Ha spiegato le ragioni che lo hanno spinto a sparare,  Lorenzo Arseni, 47enne di San Cesario, l’assassino di Gianfranco Zuccaro, freddato a colpi di pistola in pieno centro e in pieno giorno a San Cesario. Accecato dalla gelosia, avrebbe premuto ripetutamente il grilletto “alla cieca”, lasciando senza vita la vittima. Nessun mandante, nessuna modalità mafiosa, solo la rabbia furiosa, generata dall’arroganza con cui il bodyguard, non solo avrebbe ripetutamente molestato la moglie del killer per mesi, ma lo avrebbe anche offeso di fronte alle sue richieste di chiarimento.

E’ stata questa la versione fornita dal killer,  assistito dagli avvocati Ladislao Massari e Massimiliano Petrachi, nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto davanti al giudice delle indagini preliminari Simona Panzera, in sostituzione della collega Cinzia Vergine, che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Il 47enne, quando è stato arrestato venerdì scorso a Lendinuso, nel brindisino, era ricercato dal 7 luglio scorso. In presenza del pm titolare delle indagini, il sostituto procuratore Roberta Licci, ha raccontato di aver trascorso i primi tre giorni di latitanza dal fratello e gli altri in tre diverse abitazioni prese in affitto sempre nella marina di Torchiarolo.

La sua latitanza non sarebbe stata razionale o tesa a sfuggire agli investigatori. Altrimenti avrebbe scelto altre soluzioni. La sua unica intenzione sarebbe stata quella di trascorrere ancora qualche giorno con la famiglia e in particolare col figlio piccolo, conoscendo già quale sarebbe  stata la sua sorte. La moglie avrebbe preso contatti con i proprietari di casa, ignari della presenza del ricercato e preso in affitto le abitazioni, tutte a Lendinuso.

La versione però non convincerebbe gli investigatori che poco credono al movente passionale e, in queste ore, procedono con gli accertamenti.

Di certo i modi di fare della vittima, forte e- secondo quanto dichiarato da diversi testimoni- spesso violenta, le avrebbero procurato non pochi nemici.

Le indagini dei  carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce, diretti dal Cap. Biagio Marro si stanno concentrando anche sulla ricerca di possibili fiancheggiatori.

Articoli correlati

Metanodotto Tap, Rotundo: “I consiglieri tenuti all’oscuro”

Redazione

Precipita da impalcatura, operaio in ospedale

Redazione

Scritte sataniche sull’ex istituto per l’infanzia: denunciati due giovani vandali

Redazione

Buoni fruttiferi mai consegnati, condannata ex dipendente di Poste Italiane

Redazione

De Marco, primo incontro con la famiglia: si punta su ulteriori confessioni

Redazione

Danni per buche su manto stradale, Comune di Lecce condannato a risarcire

Redazione