DISO- Arrivano le prime analisi sul possibile inquinamento derivante dall’attività delle Zincherie Adriatiche di Diso. Sono quelle comunicate dal Servizio Ambiente della Provincia di Lecce e svolte dall’azienda, dopo la diffida ricevuta agli inizi di luglio da Palazzo dei Celestini. I risultati dell’indagine preliminare parlano chiaro: “Non emerge il superamento della ‘concentrazione soglia di contaminazione’, per la matrice suolo e per le acque sotterranee, relativamente ai siti aventi destinazione industriale. Tuttavia- scrive il dirigente del Servizio, l’ing. Dario Corsini-, i valori di alcuni parametri per i terreni superano quelli previsti per i siti a destinazione residenziale e, pertanto, potrebbero essere segnalatori di processi di contaminazione in evoluzione”.
Dunque, possibile contaminazione in corso intorno allo stabilimento industriale. A sforare le soglie sono gli indici di Cadmio, Zinco e Cromo esavalente, tutti metalli pesanti in grado di incidere pesantemente sulla salute umana. È proprio del cromo esavalente, tra l’altro, che la letteratura scientifica ha chiarito la portata tossica e cancerogena, tale da renderlo fortemente aggressivo nei confronti dei sistemi biologici.
Ora, quindi, cosa si fa? La Provincia ha scritto all’Arpa per chiedere di effettuare “ulteriori campionamenti di terreno in prossimità delle trincee di dispersione delle acque meteoriche al fine di verificare i risultati forniti dalla società e avere un quadro completo del livello di inquinamento riscontrato”.
È un tassello che, per il momento e se non sarà smentito, dà una svolta preoccupante alla lunga vicenda relativa alle Zincherie Adriatiche, dopo la pronuncia del Tar di Lecce, che ha disposto l’assoggettamento dell’impianto a Valutazione di impatto ambientale, in seguito al ricorso del Comune di Spongano e di alcuni residenti della zona, assistiti dall’avvocato Luca Vergine. Una vicenda lunga oltre un decennio, ma ancora ferita aperta.