BRINDISI- Manifestazioni “spontanee” contro Greenpeace organizzate con il supporto dei dirigenti dell’azienda. Anche a Brindisi. È questo il succo, e anche la notizia, di un articolo apparso sul Fatto Quotidiano che, sulla base del contenuto di alcune mail ripescate nei computer degli imputati nel processo “Enel” la cui centrale a Carbone Federico II avrebbe imbrattato di carbone campi e abitazioni vicine. Una verità forse scomoda, riportata nelle carte del processo e, soprattutto, nel fascicolo dell’accusa guidata dal pm titolare dell’inchiesta Giuseppe De Nozza. Una mail su tutte.
Quella inoltrata il 31 ottobre 2008 da Sanfilippo ai responsabili delle centrali, ma a scriverla è Alessandro Zerboni, uomo dell’ufficio stampa. È datata 29 ottobre, tre giorni dopo l’attacco di Greenpeace a Genova. «È di fondamentale importanza individuare cinque fidatissimi lavoratori per unità a carbone. Eleggere uno o due portavoce. Il personale – suggerisce Zerboni ai responsabili delle relazioni esterne delle macroaree – dovrà essere formato e preparato all’azione. È importante gestire le relazioni sindacali, durante e dopo la protesta in quanto si tratta sempre di azioni spontanee dei lavoratori, mai organizzate dall’azienda».Anche se «in caso di azione il capocentrale – è scritto nella mail – dovrà informare il proprio superiore, il responsabile di filiera, le relazioni esterne, l’ufficio stampa nazionale».
Nelle mail, anche la lista della spesa per il perfetto kit del protestante, con tanto di indicazioni. <<STRISCIONI: numero 8, lunghezza 8/10 metri – altezza almeno 1,5 metri, formato orizzontale e verticale, font: scritti con pennello (minima larghezza per lettera 10 cm). No spray. Colore: preferibilmente blu scuro/verde scuro su fondo bianco. Scritte: ANDATE A LAVORARE, BASTA ECOBALLE, SIAMO VERDI DI RABBIA, uno o due a piacere in dialetto» Insomma, ce ne è abbastanza per dubitare, quantomeno, dell’opportunità di utilizzare il termine “SPONTANEO” legato ad una manifestazione di lavoratori se non manovrati, probabilmente “aiutati” dai dirigenti. Episodi simili sarebbero capitati anche a Brindisi, dove il comitato di lavoratori “Energia, ambiente e territorio” aveva sfoggiato cartelloni con slogan “anti – Greenpeace” proprio durante il blitz di Greenpeace a Cerano, l’8 luglio del 2009. Alcuni ambientalisti si arrampicarono sulla ciminiera, altri occuparono il nastro trasportatore. In tutto, furono identificati in 13, poi finiti sotto processo. Ma questa è un’altra storia. Ciò che conta è che, quel giorno, i dipendenti Enel protestarono contro Greenpeace a suon di “Go Home”, ovvero “tornate a casa e a andate a lavorare”.
Per i No al Carbone brindisini, altro che spontaneità. L’articolo pubblicato sul “Fatto” ha scatenato la reazione degli attivisti Brindisini che, anche sulla base delle accuse loro rivolte piovute proprio dal comitato “pro Enel”, si tolgono qualche sassolino dalla scarpa. <<E’ stato più che naturale – scrivono i NAC – prendendo atto di cosa si nasconda dietro certe pagliacciate “spontanee”, che ci tornassero alla memoria alcuni interventi pubblici infamanti rivolti agli “pseudoambientalisti” sempre dallo stesso soggetto, il classico trombone sindacalista-dipendente dell’azienda. […] Noi sotto processo non vogliamo portare gli operai o i dirigenti, capri espiatori di un “insudiciamento” e di uno “sversamento pericoloso di cose” che era noto e programmato dall’azienda. Noi sotto processo, per reati ben più gravi che riguardano la vita umana, speriamo di portarci presto i vertici, la proprietà di quell’ azienda alla quale il nostro trombone ha già venduto l’anima e non solo>>.