LECCE- Colpevoli dell’omicidio del boss della scu Salvatore Padovano, alias Nino Bomba sarebbero il fratello Rosario e il cugino Giorgio Pianoforte. Per tutti e due, il sostituto procuratore Elsa Valeria Mignone ha chiesto la condanna all’ergastolo, al termine della requisitoria che si è tenuta nell’aula bunker del carcere di Borgo San Nicola. Insieme, secondo il pm, avrebbero pianificato il delitto, consumato il 6 settembre del 2008 alle porte di Gallipoli, davanti alla pescheria “Il paradiso del mare”, e armato la mano dell’esecutore materiale, il collaboratore di giustizia Carmelo Mendolia, già condannato, con rito abbreviato, a 14 anni di reclusione.
Per Fabio Della Ducata, che avrebbe avuto un minor peso nell’omicidio, avendo esclusivamente garantito un apporto logistico al killer, sono stati invece invocati 22 anni di reclusione. Per Cosimo Cavalera; Massimiliano Scialpi e l’aspirante collaboratore di giustizia Giuseppe Barba, che rispondono di associazione per delinquere di stampo mafioso, sono state richieste condanne rispettivamente per 12, 9 e 3 anni di carcere.
Dietro l’omicidio, la volontà di ottenere il controllo del territorio gallipolino, ma anche ragioni economiche. Nino Bomba infatti avrebbe voluto dividere le attività che gestiva insieme col fratello e il cugino.
Rosario Padovano risponde anche dell’omicidio di Nenè Greco, consumato, per questioni di droga, negli anni ’90. La famiglia dell’uomo si è costituita parte civile nel processo con l’avvocato Elio Maggio. La parola ora è passata al collegio difensivo degli imputati, a partire dall’avvocato Angelo Ninni. Giovedì prossimo sarà la volta dei colleghi Paola Scialpi, Luigi Piccinni, Luigi Corvaglia, Ivana Quarta, Gabriele Valentini, e Francesca Conte. La sentenza è attesa per la fine del mese.