Cronaca

“Condanna unanime ai vigliacchi”, senza pubblico 4 giornate e multa da 15.000 €

LECCE   –    La storia scritta a tinte giallorosse è macchiata ora da una pagina nera. L’analisi delle cause di quanto è successo e i dovuti distinguo, saranno fatti poi. Oggi, di sicuro, è il giorno della pura condanna della violenza. E la condanna e la vergogna sono unanimi. Dalle strade di Lecce al palazzo del Governo, dove il prefetto Giuliana Perrotta ha convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza per discutere dei fattacci del ‘Via del Mare’.

Il procuratore capo Cataldo Motta, il questore Vincenzo Carella, il comandante provinciale dei carabinieri Maurizio Ferla, la Guardia di Finanza, la Provincia, il segretario generale dell’Unione Sportiva Lecce Adolfo Starace. Tutti seduti attorno ad un tavolo.

Tre sono i dati da registrare a meno di 24 ore da quanto accaduto, da quando – al 95° minuto della finalissima play off che ha decretato la permanenza del Lecce in Lega Pro – si è scatenata la violenza cieca di un centinaio di mine vaganti che hanno invaso il campo e si sono dirette, furiose, verso gli spogliatoi. Solo il coraggio degli stewards prima e l’intervento della Polizia poi, hanno impedito che accadesse il peggio.

Questo è il primo punto: le istituzioni convengono che il sistema di sicurezza fosse congruo, adeguato all’evento ed a quello che ci si aspettava se il triplice fischio di Ghersini avesse decretato che, a salire in serie B, per la prima volta nella storia, sarebbe stato il Carpi.

Altro punto: la mattina dopo, il bilancio è di una persona arrestata e due denunciate “ma i facinorosi erano a volto scoperto – dice il prefetto – e quindi sono in arrivo altri provvedimenti”.

Terzo dato, quello che ora ci si aspetta. A livello societario ed a livello di pena da pagare. La giustizia sportiva ha deciso: per quattro giornate il Lecce giocherà a porte chiuse e dovrà pagare una multa di 15.000 €.

Con le immagini di RAI Sport, lo scempio è andato in onda a beneficio di tutti gli italiani. Ma questa non è Lecce, quelli non sono i leccesi.

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Foto di Antonio Castelluzzo

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