BARI – Gianpaolo Tarantini è ”inattendibile” e “non vi è alcuna connessione, nè logica nè temporale, fra i favori ricevuti da Sandro Frisullo, comprese le quattro prestazioni sessuali e le procedure amministrative contestate”.
Si fonda sostanzialmente su queste considerazioni l’appello presentato dagli Avv. Michele Laforgia e Federico Massa, difensori dell’ex Vicepresidente della Regione Puglia, contro la sentenza con cui il GUP di Bari, il 24 dicembre 2012, ha condannato Frisullo (PD) alla pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione per associazione per delinquere, turbativa d’asta e abuso d’ufficio, escludendo però la corruzione e il millantato credito.
Il Giudice ha condannato anche Gianpaolo Tarantini alla pena di 4 anni e 3 mesi di reclusione. Il processo riguarda due gare d’appalto da 370.000 € alla ASL di Lecce. Nell’appello i difensori di Frisullo ripercorrono le vicende processuali definendo l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini un “mentitore prezzolato” (con riferimento al denaro che – secondo l’accusa – avrebbe ricevuto da Silvio Berlusconi e Valter Lavitola per mentire ai PM baresi sulle escort portate nelle residenze dell’allora premier) che nutriva “risentimento nei confronti dei suoi ex amici, tra cui Frisullo”.
Motivi per cui, secondo i legali, avrebbe mentito sul conto dell’ex Vicepresidente pugliese accusandolo di aver collaborato alla creazione di un “protocollo antigiuridico collaudato e condiviso” per pilotare le gare d’appalto alla ASL di Lecce. Frisullo avrebbe ricevuto in cambio – stando al giudizio di primo grado e alla tesi della Procura di Bari – regali e soprattutto donne. Anche la Procura ha impugnato la sentenza, con riferimento alle presunte tangenti per 194.000 € pagate da Tarantini. Contestazioni dalle quali Frisullo è stato assolto.