Il TAR conferma: “Odor di ecomafia nell’appalto di Casarano”

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LECCE   –   È una vicenda spinosa e intricata, per la quale è finito sotto inchiesta perfino il presidente del TAR di Lecce, Antonio Cavallari. Ora lo stesso TAR si esprime con una sentenza, che conferma di fatto l’impianto delineato dalle indagini delle forze dell’ordine e sancito dall’interdittiva antimafia della Prefettura di Lecce, e che portò all’annullamento dell’appalto da parte del Comune.

E cioè, in sostanza, il TAR dice che nella gestione della nettezza urbana di Casarano si era infiltrata la criminalità organizzata. E che a nulla sono valsi i vari artifici messi in atto da Gianluigi Rosafio per annacquare o mascherare il suo essere amministratore di fatto della Cogea srl, cioè dell’azienda che si era aggiudicato il servizio di raccolta e smaltimento della spazzatura nel Comune del sud Salento, dopo la Geotec, altra azienda ritenuta in odor di mafia e amministrata di fatto da Rosafio e dalla moglie, Tiziana Luce Scarlino, figlia di Giuseppe, il boss di Taurisano attualmente all’ergastolo, noto come ‘Pippi calamita’.

Non c’è, però, solo la parentela con l’esponente della scu ad aver indirizzato la Prefettura di Lecce all’interdittiva antimafia nei confronti di Rosafio: ci sono anche le indagini svolte non solo dal Comando provinciale dei Carabinieri di Lecce, a cui spetta la titolarità in casi come questi, ma anche della DIA, la Direzione Investigativa Antimafia, la Guardia di Finanza e la Squadra Mobile.

Tutte le forze di Pubblica Sicurezza parlano in vario modo di contiguità agli ambienti criminali.

E c’è poi la vicenda che vede tutt’ora imputato Rosafio: smaltimento di rifiuti aggravato dal comportamento mafioso, aggravante per la quale l’ex Presidente del Taurisano calcio è stato assolto in Primo grado e condannato in AppelloL’ultima sentenza è della Cassazione, che ha annullato con rinvio, cioè non ha definito Rosafio nè innocente, nè colpevole, ma ha detto che il processo è da rifare. Ma è da rifare – ha rilevato il TAR – “essenzialmente sull’approfondimento della questione inerente la cronologia delle prove”.

A questo si aggiungono, infine, i vari artifici societari messi in campo dalla Cogea per dissimulare il fatto che Rosafio ne era il vero proprietario e l’amministratore di fatto.

Insomma, è questo il quadro che ha portato la III Sezione del TAR di Lecce  – Presidente Luigi Costantini, estensore Enrico D’Arpe – a emettere la sentenza che conferma l’atto con il quale il Comune di Casarano aveva tolto l’appalto dei rifiuti alla Cogea di Rosafio, assegnandolo invece all’impresa classificatasi seconda, la Igeco.

Un atto corretto, secondo il TAR: bene aveva fatto il Comune a seguire le indicazioni della Prefettura, che appaiono ancora fondate.

Si chiude così il capitolo leccese della vicenda, ma si apre contemporaneamente il capitolo romano, visto che i legali della Cogea, cioè Pietro e luigi quinto, annunciano immediatamente, già per martedì il ricorso al Consiglio di Stato per mettere una parola fine alla vicenda, almeno dal punto di vista amministrativo.

Una vicenda spinosa e che fu ulteriormente intricata da indagini penali che toccarono anche il Presidente del TAR di Lecce, Antonio Cavallari: ispezioni nel TAR e indagini sul computer di Cavallari furono infatti disposte dalla Procura di Lecce per appurare la tempistica con la quale un decreto del Presidente del TAR congelò il primissimo annullamento dell’appalto dei rifiuti casaranesi alla Cogea. Per appurare, insomma, se erano state o meno forzate le regole del gioco giudiziario in una materia delicata e bollente come quella dei rifiuti, un grande affare al quale da sempre è interessata la criminalità organizzata, non solo nel Salento.

 

 

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