TARANTO – Arriva dall’ARPA, l’ultima accusa all’Ilva di Taranto. Si tratta di una relazione durissima dal contenuto inequivocabile, in cui l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente sostiene che non solo la fabbrica risulterebbe in ritardo con l’attuazione di alcune prescrizioni AIA, ma che proprio per questo, l’Ilva continuerebbe ad inquinare.
Il rapporto in questione è stato presentato dalla Procura di Taranto, davanti al Tribunale del Riesame, di fronte al quale sono stati discussi due ricorsi: uno per la richiesta di scarcerazione di Nicola Riva, l’altro per l’annullamento della decisione del GIP di vendita dell’acciaio sequestrato il 26 novembre, a rischio deterioramento.
“La situazione ambientale dello stabilimento non registra segni di miglioramento e la direzione non rispetta le prescrizioni AIA”. Questo uno dei passaggi significativi del documento ARPA, che poi aggiunge: “A parere dell’Agenzia, i differimenti temporali dell’attuazione delle prescrizioni non fanno altro che incrementare il danno ambientale”.
Poi la pietra tombale per l’ARPA: “Alcuni interventi che l’Ilva è chiamata a sostenere ai fini del risanamento ambientale, non potranno mai essere effettuati”. Il braccio di ferro prosegue.