Su una parte del nord Salento piovono polveri sottili, più che a Brindisi-città o ai piedi dell’Ilva di Taranto. E questo avviene con una costanza che, se dovesse ripetersi con la stessa cadenza nei prossimi mesi, porterebbe dritti dritti al superamento dei 35 gg. l’anno di limite massimo imposto dalla normativa europea.
A certificarlo sono i dati elaborati dall’ARPA Puglia e che abbracciano un arco di tempo di che va dal 1° gennaio al 3 marzo.
La zona più critica comprende 4 Comuni del basso brindisino e 3 del nord leccese.
In particolare Torchiarolo, San Pancrazio, San Pietro, Mesagne, Arnesano, Campi Salentina e Guagnano.
Uno accanto all’altro in un mosaico di piccoli centri che, guarda caso, si trovano tutti sulla stessa direttrice nord est- sud ovest, lungo la quale spirano i venti dominanti. Quelli, appunto, dai quadranti settentrionali.
Che portano nel marsupio, evidentemente, le nanopolveri cancerogene che solitamente derivano dalla combustione propria dei processi industriali, ma anche dalle emissioni di autoveicoli o fenomeni naturali.
La maglia nera, come al solito, tocca a Torchiarolo: in appena due mesi, si è sforata la soglia d’allarme 23 volte. A fronte, lo ripetiamo, di un limite annuo di 35. Significa che, con una media giornaliera di 46 mg al m3, si è andati oltre il valore massimo di 50 mg al m3 una volta ogni tre giorni.
Due anni fa l’ARPA Puglia, con una formula sorprendente, certificò che nonostante Torchiarolo si trovasse a pochi passi dalla Centrale ENEL di Cerano e proprio lungo la traiettoria dei venti prevalenti, gli sforamenti fossero imputabili alle emissioni dei comignoli del paese. Da lì l’ordinanza sindacale che ha spento i camini.
Ciononostante, oggi i dati continuano ad essere poco soddisfacenti e fanno il paio con la situazione di Mesagne: 3 sforamenti in due mesi, San Pancrazio con 5, San Pietro Vernotico con 3, tutti con valori che oscillano mediamente, però, intorno alla metà del limite massimo stabilito.
Man mano che si scende verso sud, però, si innalza il numero dei giorni in cui le centraline vanno in tilt: ad Arnesano 7 volte dall’inizio dell’anno, a Campi Salentina, 8 volte.
Entrambi Comuni con una media di 28 mg a m3. A Guagnano, invece, si è bucata la soglia rossa 6 volte, cioè tre volte ogni mese.
A Lecce-città, invece, la situazione è decisamente più tranquilla. Solo in via Vecchia Surbo le centraline sono impazzite due volte, una volta in zona Garigliano, nel quartiere S.Rosa, a ridosso della circonvallazione, un’altra volta a Giorgilorio.
1 commento
Si… i comignoli del paese…. continuano a raccontare favole… infatti dopo la chiusura dei comignoli tutto esattamente come prima: CHIUDIAMO QUESTE CENTRALI A CARBONE!!!! Stanno facendo morire la gente da anni senza che quasi nessuno se ne renda conto!
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