
FRANCAVILLA FONTANA (BR) – C’è chi vorrebbe farne un museo, chi un centro commerciale. Chi alienarlo ai privati. Quel che è certo, che il mercato coperto di Francavilla Fontana, che copre un antico frantoio ipogeo, continua ad essere una sorta di parco naturale dove, proprio nel salotto buono della città, trovano posto rigogliosa vegetazione, insetti e ratti.
Se ne sono accorti i fondatori del Comitato ‘Scopriamo la Chiazza cuperta’. Antonio Romata, Mino di Summa e Vincenzo Maggiulli, con una nota, lanciano l’allarme, sotto forma di istanza presentata al Comune di Francavilla.
“Ormai da diversi anni una buona parte del frantoio ipogeo, più precisamente una delle macine e alcuni pozzetti di decantazione dell’olio, sottostanti all’ex mercato coperto, sono stati e continuano ad essere esposti all’azione degli agenti atmosferici, data l’assenza di una copertura di protezione.
Ciò ha provocato il proliferare di una folta vegetazione in corrispondenza di una delle due macine e di alcuni pozzetti.
Tale situazione – si legge nella nota inviata alla stampa – è alquanto precaria anche dal punto di vista igienico-sanitario in quanto la vegetazione favorisce la presenza di insetti e animali i quali, oltre ad arrecare disagio ai cittadini che abitano nelle vicinanze dell’ex mercato, sono spesso portatori di malattie”.
La presenza di ratti ed escrementi era stata già in passato denunciata da alcuni residenti della zona. Le pulizie successive, però, non hanno risolto la situazione di degrado. Per questo, il Comitato chiede che “i ritrovamenti del frantoio ipogeo vengano ripuliti dalla vegetazione parassitaria e sia preservata da ulteriori danni derivanti dall’azione degli agenti atmosferici, attraverso l’installazione di una copertura temporanea”.
A margine, torna poi a galla il problema della destinazione d’uso della struttura. Ipotesi al vaglio tante. Fattibilità delle stesse, secondo noi, praticamente nulla.
La ‘Chiazza cuperta’ di Francavilla Fontana, allo stato delle cose, fa letteralmente schifo. E schifo farà, tra Sovrintendenze, spending review e chi più ne ha più ne metta, anche per i prossimi anni.
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