TARANTO – “Vogliamo lavorare al Cimitero, e non morirci!”. Sono i dipendenti della Cooperativa ‘Ancora Service’. 52 tra sorveglianti serali e notturni, guardiani, custodi e tumulatori. E l’assemblea convocata dallo SLAI Cobas è perchè chiedono il risarcimento.
Già dalla scorsa estate era stato depositato in Procura un esposto in cui si denunciavano i rischi di malattie per inquinamento per i dipendenti del ‘San Brunone’.
Il luogo di culto è praticamente a ridosso dei parchi minerali dell’Ilva. Ed il concentrato di veleni nel Cimitero è altissimo, addirittura triplicato.
La richiesta di risarcimento collettivo all’Ilva per i danni alla salute, passati presenti e futuri, subiti a causa dell’inquinamento e che i lavoratori non perdano il salario nei periodi di sospensione dall’attività e ancora, il rispetto della legge sui lavori usuranti con la pensione anticipata e controlli sulla salute più frequenti e gratuiti.
Queste sono le richieste o meglio, i diritti difesi dal sindacato che già aveva manifestato l’intenzione di costituirsi parte civile nell’ambito del procedimento per disastro ambientale a carico dell’Ilva.