TARANTO – Cassa in deroga per nello stabilimento di Taranto per 1.393 unità nel periodo compreso dall’1 gennaio scorso all’1 marzo prossimo. È la richiesta avanzata dal siderurgico nel vertice con i sindacati, all’indomani del summit romano in cui il Presidente Ferrante ha assicurato il pagamento degli stipendi di febbraio e la ricapitalizzazione attraverso l’ingresso di nuovi soci.
Annunciata la ripartenza di alcuni impianti dell’area a freddo del siderurgico con il ritorno al lavoro di 535 unità.
Ma la vera notizia è quella del possibile ingresso di un nuovo partner finanziario. Si tratterebbe di una vera e propria svolta se si considera che l’Ilva, da quando è stata acquisita dall’IRI nel 1995, è stata sempre gestita dalla famiglia Riva.
L’Ilva, inoltre, non è quotata in Borsa. Ecco perchè suscitano molta curiosità nei sindacati i discorsi fatti dal Presidente Ferrante sull’assetto societario dell’Ilva. Ferrante ieri a Roma non ha infatti escluso una ricapitalizzazione dell’Ilva proprio per far fronte agli ingenti impegni finanziari dell’AIA stimati in 3,5 miliardi in tre anni.
Ma non sarebbe la famiglia Riva ad assicurare la ricapitalizzazione, anche perchè il fondatore Emilio insieme al figlio Nicola sono agli arresti domiciliari da fine luglio su disposizione della Magistratura di Taranto, mentre l’altro figlio Fabio è a Londra, ma sottoposto a procedura di estradizione in Italia dove deve scontare un ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale.
Esclusi, quindi, i Riva ed esclusa anche la possibilità che la Cassa Depositi e Prestiti possa entrare nella partita Ilva, l’ipotesi è che nel big europeo dell’acciaio possa alla fine entrare un partner finanziario. In tal senso l’Ilva avrebbe già dei contatti in corso, ma nessun nome Ferrante ha rivelato al tavolo di Palazzo Chigi.