Cronaca

Il Parlamento ammette: “Torre Veneri contaminata, urge bonifica”

FRIGOLE (LE) – Non c’è traccia di Uranio impoverito, ma le sorprese amarissime per il Poligono di Torre Veneri, a Frigole, non mancano nella relazione choc della Commissione parlamentare d’inchiesta, approvata nella seduta dello scorso 9 gennaio.

 “Dai sopralluoghi tecnici svolti è emersa una scarsa osservanza del disciplinare per la tutela ambientale e la bonifica”.

È in queste due righe che è contenuto il nocciolo fondamentale del report, in cui viene data ufficialità ai sospetti già avanzati a livello locale.

Il gruppo di Senatori, guidati dal salentino Rosario Giorgio Costa, lo ha messo nero su bianco, smentendo in parte quanto dichiarato dai vertici militari.

La “situazione – si legge testualmente – non è del tutto rispondente a quella descritta dal comando della base e, soprattutto, tale da fare ritenere che il materiale residuato da esercitazioni non sempre sia oggetto di bonifiche accurate”.

Tutto documentato anche fotograficamente, durante il briefing del 9 marzo 2011, quando una delegazione della Commissione si è recata nella Scuola di Cavalleria che lì ha sede. È in quell’occasione che il collaboratore, il Capitano Paride Minervini, su disposizione della Presidenza, è andato a spulciare in alcune aree del Poligono e lì è tornato anche in successivi sopralluoghi, ad aprile e maggio di quell’anno.

Quello che viene a galla così, è il contenuto del documento inizialmente secretato, decisione che ha portato alla levata di scudi dell’Associazione ‘Lecce Bene Comune’, convocata a Roma, il 28 novembre scorso, assieme all’Assessore all’Ambiente Andrea Guido.

Gli “importanti interventi di bonifica sia a terra, sia nel mare circostante”, sono stati “finora evidentemente non attuati”, si legge ancora nella relazione. “Nell’Area Bersaglio Carri non risulta che sia asportato il materiale di risulta prodotto dall’esplosione dei colpi in arrivo e durante le analisi, è stata rinvenuta sul terreno una notevole quantità di materiale inerte affiorante. Per quanto concerne l’area marina, le immersioni subacquee effettuate hanno evidenziato la presenza di numerosi relitti inerti, di proiettili da esercitazione, di un barcone metallico e di penetratori”.

Ma dalle informazioni raccolte risulterebbe anche che “l’area sia marina, sia terrestre – attualmente interdetta – sarebbe frequentata da recuperanti clandestini di metalli per scopi commerciali. Attività che risulterebbe altamente pericolosa, sia per il rischio di esplosioni, sia per i danni alla salute”. Ecco perchè, ora si dovrà fare in fretta.

“Ne discende – scrivono i Senatori – la necessità di una più rigorosa applicazione delle norme di tutela ambientale e per la bonifica ed in particolare, la necessità che si effettuino le bonifiche successivamente ad ogni operazione: il ritrovamento di materiale inerte sul terreno fa, infatti, ritenere che il personale addetto non verifichi adeguatamente l’effettuazione della predetta attività di bonifica. L’identificazione e la messa in sicurezza tramite recinzione delle aree a rischio per presenza di materiale metallico risulta prioritaria rispetto a qualsiasi altro intervento, anche al fine di delimitare le aree da destinare a bonifica”.

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