CronacaEconomia

Ilva, sindacati: “Se toccano gli stipendi sarà il putiferio”

TARANTO   – Le Segreterie provinciali di Fim, Fiom e Uilm di Taranto hanno chiesto un incontro urgente alla Direzione dell’Ilva, per discutere delle possibili ripercussioni legate alla conferma del sequestro dei prodotti finiti e semilavorati (un milione e 700.000 tonnellate, del valore di un miliardo di euro). 

L’azienda ha chiesto la revoca del sequestro in seguito alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del decreto che consente al siderurgico di continuare l’attività e di commercializzare i prodotti, ma la Procura di Taranto ha espresso parere negativo, rimettendo gli atti al GIP Patrizia Todisco, alla quale chiedono di sollevare la questione di legittimità costituzionale sulla legge definita ‘salva-Ilva’. La prima conseguenza potrebbe essere il ritardo nel pagamento degli stipendi, che solitamente avviene il 12 di ogni mese.

L’incontro azienda-sindacati dovrebbe tenersi tra lunedì e martedì prossimi.

Sta per scatenarsi di nuovo un putiferio. I lavoratori, quando li metti nelle condizioni di non avere più la parte economica, non li tieni più. Ci sono mutui e bollette da pagare”. Lo dice il Segretario provinciale della Fim Cisl di Taranto, Mimmo Panarelli, riferendosi alla possibilità che l’Ilva ritardi il pagamento degli stipendi ai lavoratori a causa del mancato dissequestro dei prodotti finiti.

“Io – aggiunge Panarelli – mi auguro che l’azienda mantenga, pur in presenza di questa grande difficoltà, che capiamo perfettamente, l’impegno di pagare il 12 gennaio le retribuzioni ai dipendenti. Non ho più questa certezza dopo il parere negativo espresso ieri dalla procura allo sblocco dei prodotti giacenti in magazzino. Non a caso chiediamo un incontro urgente per capire quale sarà l’atteggiamento dell’azienda“.

Attualmente sono in cassa integrazione circa 2.400 lavoratori. “Sono soprattutto – precisa il Segretario della Fim – i dipendenti dell’area a freddo. Si sperava nello sblocco dei prodotti finiti, che avrebbe nel giro di una settimana, comportato la ripresa degli impianti. Se non liberi i magazzini, non puoi riprendere la produzione”.

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