LECCE – E’ pioggia di licenziamenti collettivi, soprattutto nelle aziende del manifatturiero. È la conseguenza più immediata della messa in forse della proroga della Cassa integrazione in deroga per le aziende che hanno già usufruito dell’ammortizzatore sociale per 2 anni consecutivi o per 24 mesi nell’ultimo triennio.
La bozza di accordo regionale, che prevede questa restrizione e che dovrà essere discussa lunedì in Regione, sta scatenando la corsa al licenziamento.
È così che cercano di mettersi al riparo le aziende, anche perchè, se le domande per la mobilità saranno presentate dopo il 31 gennaio, non saranno più accettate.
È quello che si troverà costretta a fare la ‘Labor’ e ‘Italiana Pellami’ del Gruppo Filanto, per complessivi 150 operai.
È quello che ha fatto la ‘Romano’ per i suoi 180 dipendenti, è la strada obbligata, solo per rimanere nel TAC, anche per il ‘Cluster Adelchi’.
È per questo che è stato convocato il tavolo in Provincia in mattinata.
La situazione è senza via d’uscita per ‘Magna Grecia’ e ‘KNK’, che ha dipendenti in CIG da 8 anni e per i quali “al 99% – fanno sapere i sindacati – non ci sono condizioni per la proroga”. Si tratta di 68 dipendenti della prima e 70 della seconda, il 50% di quelli originari e ancora rimasti legati all’azienda.
Si cerca un altro percorso invece, per lo zoccolo più duro, ‘GSC Plast’ e ‘CRC’ per cui lunedì a Bari si chiederà la proroga almeno di un mese, per valutare le situazioni nel dettaglio caso per caso.
La novità negativa, è arrivata anche per la ‘Nuova Adelchi spa’ e per cui gli Amministratori Giudiziari hanno chiesto il licenziamento collettivo, perchè l’azienda è in liquidazione e dopo un anno di CIG ministeriale se ne possono richiedere sì altri 6, a patto che sia programmata la ricollocazione dei lavoratori, che al momento non c’è.
Le organizzazioni sindacali però, cercano di guadagnare tempo e scrutano i cavilli della bozza che circola in maniera informale ma ha già sollevato il fuoco di fila di tutti. Eppure, le risorse, per buona parte, non sembrano mancare. È di 1.700.000 euro la quota che spetterà alla Puglia, di meno rispetto al 2012, ma di più di quanto ci si aspettava. L’obiettivo è consentire la prosecuzione degli ammortizzatori sociali almeno fino a luglio.