Cronaca

Denunciò irregolarità sull’Ilva, Cobas a giudizio per calunnia

FRANCAVILLA FONTANA (BR) – Con un esposto in Procura denunciò quelle che a suo dire, erano gravi irregolarità. Tanto gravi da mettere a rischio la sicurezza sul lavoro di 16 lavoratori brindisini e tarantini in forza allo stabilimento Ilva di Cornigliano Ligure. Ma Damiano Tursi, rappresentante dei Cobas, natali francavillesi, è stato rinviato a giudizio, con l’accusa di calunnia.

Il processo il prossimo 12 marzo, quando il Giudice della sezione distaccata del Tribunale di Francavilla ascolterà Tursi, per capire se abbia o meno accusato qualcuno ingiustamente. I fatti risalgono al 2010.

Dopo la segnalazione del francavillese difeso dall’Avvocato Pasquale Franco Fistetti, i Carabinieri, su mandato del PM Valeria Farina Valaori, avviarono una serie di indagini che però, non portarono a nessuna conferma di quanto denunciato nell’esposto.

“Giunti nel cantiere di Genova – scrisse Tursi nel 2010 – i lavoratori constatarono l’assenza di misure di sicurezza durante le lavorazioni. In particolare, il 2 agosto un lavoratore in trasferta mi informava che nel cantiere in questione non vigeva alcune misura di sicurezza sul lavoro, per cui mi chiedeva di far intervenire il Dipartimento di prevenzione della Asl 3 genovese”.

A margine, tutta una serie di irregolarità e di rischi sul lavoro cui i dipendenti della ditta ‘Scardoni‘, di stanza a Taranto ma in trasferta in Liguria, avrebbero dovuto sottostare.  “Mancanza di cartello adiacente all’ingresso del cantiere; scavi senza recinzioni, nonostante avessero una profondità di 2 metri; assenza di protezione su tutta l’area di pertinenza del cantiere; prolunghe di cavi di corrente di 220 volt riversi per terra, nonostante fossero  deteriorati; assenza di dispositivi di protezione individuale e di idonea cassetta di pronto soccorso; assenza di estintore portabile persino nel container, all’interno del quale vi era  il serbatoio del gasolio chiuso; nessuno dei  lavoratori inviati in trasferta dalla ‘Scardoni srl’ è stato  sottoposto a visita medica né a vigilanza sorveglianza sanitaria; mancanza totale di servizi igienico-sanitari”.

Per il GIP Giuseppe Licci, però, il sindacalista dovrà andare a giudizio.

E difendersi dall’accusa di calunnia per quelle che secondo la tesi difensiva, sono tutte problematiche veritiere. Oltre che confermate da rilievi e fotografie.

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