LECCE – Mai più varianti: dal Piano Urbanistico Generale almeno questo vantaggio dovrebbe arrivare. Ed è una novità importante per una città come lecce che ha conosciuto negli ultimi anni una frenetica espansione urbanistica, più sulla base dell’occasione del momento che di una programmazione studiata a tavolino.
È uno degli elementi che emerge dal dibattito sul documento programmatico preliminare sul PUG che l’UDC leccese ha organizzato nella sua sede: le novità sono poi la riapertura dei termini per le osservazioni al documento, garantita dal Presidente della Commissione Urbanistica di Palazzo Carafa, Angelo Tondo, e la sistemazione dell’Urban Center che troverà casa in viale De Pietro, nell’ex sede dei Vigili Urbani. Tempi supplementari per il dibattito, potremmo chiamarli, visto che anche gli ordini professionali auspicavano più partecipazione e più apertura.
Dopo di che, però, il dibattito si accende sul metodo con il quale la città si è espansa nel passato e con il quale dovrà invece espandersi nel futuro. A partire da una domanda: quanto vale il PUG di Lecce?
Il punto è soprattutto il come si sia costruito, anche a Lecce-città, negli ultimi anni: “Molte varianti, troppe – dice anche Paolo Pagliaro – troppo si è costruito in base agli interessi di qualche costruttore, piuttosto che per quelli della collettività”. Il cui Movimento Regione Salento è parte della maggioranza. “Ma siamo liberi e critici – spiega Pagliaro – ad esempio non accetteremo mai che scempi fotovoltaici o eolici devastino il territorio e quindi la nostra identità di leccesi”.
E il tema delle varianti al vecchio Piano Regolatore si affaccia a più riprese nel dibattito: perchè derogando alla programmazione generale si è anche esaurita gran parte della cubatura, cioè della possibilità di costruire nuovi edifici.
Una sollecitazione che viene riconosciuta da Angelo Tondo, il Presidente di quella Commissione Urbanistica del Consiglio comunale di Lecce nella quale gran parte del nuovo piano si giocherà. Proprio a questo deve servire il PUG, dice in sostanza: a dare alla città uno strumento che programma, ma con elasticità.