
TARANTO – Se per Ilva, controperizia alla mano, le responsabilità sugli eccessi di mortalità a Taranto non sono tutte del siderurgico, Peacelink subito risponde, riprendendo i dati Sentieri dell’Istituto Superioore della Sanità.
“Il Pm10 di Taranto – spiega Alessandro Marescotti, Presidente dell’Assiociazione ambientalista – ha una pericolosità più che doppia. Sulle polveri sottili tarantine si poggiano inquinanti cancerogeni che ne modificano la qualità e le rendono più pericolose”.
L’ecologista, inoltre, osserva: “Se l’Ilva avesse avuto buone ragioni per contestare la perizia della Magistratura, avrebbe dovuto presentare la sua controperizia nell’incidente probatorio e non lo ha fatto. Nella sua controperizia l’Ilva afferma che i livelli di Pm10 (le polveri sottili) registrati a Taranto sono inferiori rispetto a moltissime altre città italiane ed estere e quindi “non possono essere considerati responsabili di presunti eccessi di patologie”.
Nello studio Sentieri però si legge: “I risultati della mortalità evidenziano, nel complesso, un aumento di 0.69% del rischio di mortalità totale per l’incremento di Pm10, effetto superiore a quello riscontrato nelle principali analisi pubblicate in Europa (0.33%), nel Nord America (0.29%) e nei precedenti studi italiani (MISA, 0.31%)”.
Facendo due calcoli sulla base dei dati sentieri emerge una proporzione spaventosa: in buona sostanza – spiega l’ambientalista – ogni incremento di 10 microgrammi a metro cubo di polveri sottili a Taranto provoca più del doppio dei morti che provoca in Europa, nel Nord America e nelle altre città italiane e ciò a causa degli inquinanti specifici che vengono veicolati dal Pm10″.
La controperizia presentata dall’Ilva, insomma, secondo Peacelink, non reggerebbe il confronto con la perizia della Magistratura.
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