LECCE – La ‘sosta di riflessione’ cade a fagiolo. Il Lecce avrà qualche giorno per staccare la spina e riflettere sulla flessione degli ultimi 180 minuti. Il dato numerico (un solo punto sui 6 disponibili) la dice lunga sull’abbassamento degli standard giallorossi, ma a preoccupare sono le impressioni che il campo ha restituito a chi ha osservato la squadra.
Un pizzico di stanchezza, sicuramente, considerando che la squadra ha viaggiato su ritmi altissimi sin da inizio stagione, accompagnata ad un atteggiamento molto distante da quello delle prime 9 giornate.
Già il pareggio di Pavia (con la dovuta riflessione sul rigore di Foti che avrebbe potuto cambiare il match) era figlio di una prestazione molto differente rispetto a quella di Como, quando la mano del direttore di gara mutò gli equilibri di un match che fino al 2-0 parlava solo giallorosso.
Il campanello d’allarme era suonato, a Lumezzane è diventato un suono continuo.
Lerda avrà tempo e modo di riflettere anche sulle scelte che sono finite nel mirino, tra gli altri, del Presidente Savino Tesoro. Diniz, confermato a destra nonostante il rientro di Vanin dopo la poco brillante prova del Fortunati, e soprattutto De Rose.
Per caratteristiche il mediano ex Reggina è sembrato imprescindibile, dopo 180 minuti in cui la squadra è andata in affanno sotto il profilo della corsa, subendo ripartenze rapide come in occasione del gol di Torri.
Inutile fare drammi, per la prima sconfitta arrivata a metà novembre dopo una grande corsa in solitaria. Tra i pensieri che confortano, infine, ce n’è uno puramente statistico: non tutte le gare si giocano in Lombardia, regione che sembra inibire i super poteri di Foti e compagni.