Cronaca

Finte pensioni, ecco come funziona la truffa

COPERTINO (LE) – Tutto parte da un numero su un biglietto, un colloquio con un ‘mediatore’, la garanzia di un legale navigato, una presunta complicità con chi di dovere. Et voilà, la pensione di invalidità o l’indennità di accompagnamento è cosa fatta, anche quando i presupposti potrebbero non esserci.

Comincia da qui lo strano meccanismo che vi sveliamo e che pare essere fin troppo oliato, tra Galatina e Copertino. Chiamiamo a quel numero e fingiamo di aver bisogno di sveltire la pratica di una zia…

Insomma, per telefono, si sa, certe cose non si possono dire e così accettiamo l’appuntamento, in una stazione di servizio all’ingresso di Copertino.

Poche preoccupazioni, garanzie totali. Il mediatore ci dice quello che dobbiamo fare: “Portare tutti i documenti della nostra zia dall’avvocato, poi saprà lui cosa fare”, lui che è “il re di queste cose”…

Il nostro mediatore ci prende a cuore e ci dà suggerimenti: “Inutile mettere in mezzo altri, rivolgersi ad altri medici”, tutto andrà liscio. Anzi, possiamo osare ancora di più. Ed è qui, in questo colloquio per cui vi chiediamo l’attenzione massima, che viene fuori il sistema di presunta truffa che, stando alle parole del mediatore che abbiamo incontrato, si è ripetuto più e più volte…

Insomma, ce n’è per tutti. Per nostra mamma, per nostro padre. Non c’è bisogno che abbiano problemi di salute. “Al dottore si dice che non funziona un braccio o che si ha una malattia mentale”! Ci pensa a tutto lui con l’avvocato, di cui ovviamente non facciamo il nome, ma che è a disposizione degli inquirenti, visti anche i diversi bigliettini da visita che il nostro mediatore ci ha lasciato. Ma quanto verrebbe a costarci questo giochetto?

La parcella dell’avvocato è pari alla metà di quanto percepiremmo con gli arretrati. Per il nostro mediatore, poi, se ci va, un regalino..

Una disponibilità gratuita, che getta, però, ombre lunghe su un meccanismo di certo non nuovo ma decisamente vischioso. E che altro non è che la punta dell’iceberg, l’incipit di un ingranaggio, su cui anche la Procura di Lecce sta indagando, dopo l’esposto presentato dal Dirigente del Dipartimento di Prevenzione della Asl, Giovanni De Filippis, e che chiama in causa uno o più presunti basisti all’interno della stessa azienda sanitaria, funzionari pubblici in grado di completare l’opera che il nostro mediatore e il nostro avvocato comincerebbero, se affidassimo loro per davvero la pratica della nostra zia!

a cura di Tiziana Colluto

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