Economia

Disoccupazione e cassintegrati numeri da brivido

LECCE – Sono numeri da brivido, quelli della disoccupazione e della cassintegrazione in Provincia di Lecce. Numeri che provengono dal report reso noto oggi dal Presidente Antonio Gabellone e dall’Assessore Ernesto Toma, oltre che dal Direttore generale Gianni Refolo.

Un report approntato da Palazzo dei Celestini che gestisce i Centri per l’Impiego, quelli che una volta si chiamavano Ufficio di Collocamento. E in attesa di collocamento, appunto, cioè di occupazione, sono oltre 210mila persone in Provincia di Lecce.

Di questi gli inoccupati, cioè coloro che cercano addirittura prima occupazione, che non hanno mai lavorato in vita loro sono quasi 50mila, 49mila698 per la precisione. I disoccupati veri e propri, coloro cioè che avevano un lavoro e l’hanno perso sono 121.481, mentre i sottoccupati, cioè i precari che lavorano poche ore a settimana o pochi giorni al mese, sono poco più di 39mila.

Ma non finisce qui: non solo perchè questi dati non tengono conto di una categoria invisibile, quella degli sfiduciati, che al Centro per l’Impiego neanche si iscrivono più, avendo perso le speranze di trovare occupazione attraverso questo canale.

E non tiene conto, per giunta, della cassa integrazione: un ammortizzatore sociale che nel 2011 ha assorbito 7 milioni e 915mila ore in Provincia di Lecce. Un dato in diminuzione rispetto ai quasi 10 milioni di ore del 2010 e ai circa 9 milioni di ore del 2009. Ma una diminuzione che non deve illudere: quello che sta accadendo in realtà non è che ci sia una ripresa delle attività produttive, bensì che c’è una larga fetta di lavoratori che sono entrati nel percorso di cassa integrazione ormai troppi anni fa e avendo finito la cig ordinaria, poi quella straordinaria, infine quella in deroga, ora sono espulsi da quel percorso.

Cioè sono ancora disoccupati, ma sono rimasti senza alcun sostegno di integrazione al reddito. Come dire, ancora più disperati. È il caso, ad esempio, dei lavoratori del Tac di Casarano e Tricase, coinvolti ormai da un decennio in una crisi che non vede sbocchi. O meglio, qualche sbocco viene disegnato all’orizzonte, come spiegano Gabellone e Toma: ad esempio un politecnico della moda che possa assorbire maestranze qualificate e aggredire nicchie di mercato.

E ancora la qualificazione di altri settori, come il turismo, attraverso fasce di mercato come quello dei golfisti.  Il commercio, attraverso vetrine permanenti localizzate nei centri storici. L’industria, per la quale si punta sulla filiera delle energie alternative. O l’agricoltura, che risulta in realtà l’unico settore economico davvero vitale e strutturato dell’economia salentina.

Le idee insomma ci sono, fanno capire dalla Provincia, dove questo report è stato intitolato progetti attuali e scenari futuri. Ammesso naturalmente – è il logico sottinteso – che un futuro le Province ce l’abbiano visto, tra accorpamenti e commissariamenti ai quali sta lavorando il Governo nazionale.

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