CronacaEconomia

Mense ospedaliere a rischio, infuria la protesta

LECCE – “Che lo dicesse la Asl ai lavoratori che vanno tutti o in parte a casa. O che lo dicesse la Regione, senza poi vantarsi che nessun posto di lavoro si perderà nella sanità pugliese”. Mirko Moscaggiuri della Cgil ci va duro sulla vertenza degli addetti alle mense negli ospedali del leccese.

Erano tutti in sit in presso la Direzione generale della Asl, per chiedere ai vertici di via Miglietta di prendere in mano la situazione che sta scivolando. Ad essere coinvolti 40 lavoratori delle aziende ‘La Cascina’, che serve Maglie; ‘Onama’ che  è attiva a Campi Salentina;  ‘RrPuglia’ che svolge il servizio a Gagliano, Poggiardo e San Cesario.

Alcuni di loro sono in cassa integrazione da 2 anni, altri ad orario ridotto e a rotazione, con comunicazione di aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali a chi è in forze nei presìdi di Poggiardo e San Cesario. Per tutti la spada di Damocle dell’esaurimento della cassa a fine anno.

“Per questo nell’incontro con il Direttore amministrativo Vigna – continua Moscaggiuri – abbiamo chiesto che la Asl prenda in mano la questione e convochi le aziende, perchè se un centro di cottura dev’essere chiuso, è giusto che le altre società se ne facciano carico”. È questa è la richiesta unanime dei sindacati.

Di mezzo, tuttavia, c’è dell’altro, vale a dire la gara  per il nuovo servizio mensa. La precedente, in fase di affidamento, svolta con procedura negoziata e dunque, senza bando pubblico, è stata revocata lo scorso ottobre, dopo che Telerama portò a galla il caso di un discutibile appalto che avrebbe comportato addirittura un aumento dei costi di 19.000,00 euro rispetto alla base d’asta di 13.400.000 euro. La nuova gara, però, è ancora arenata all’Ares in attesa di valutazione e se ne riparlerà a Bari il prossimo 8 ottobre.

Nel frattempo, da ben 9 anni, i servizi continuano ad essere svolti dalle stesse società in regime di proroga perenne. Ma è anche sul futuro bando triennale che si accende lo scontro. A causa dei tagli imposti, la base d’asta è scesa, calcolando 12,50 al giorno per pasto completo, servizo a letto del degente e ristrutturazione delle cucine.

“Ci sembra una riduzione insostenibile – incalza Vito Perrone della Cisal – almeno per le aziende che vogliono svolgere il tutto nella legalità”.

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