BRINDISI – Associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento e furto, reati aggravati dal metodo mafioso. Sono queste le accuse che, a vario titolo, pendono sui 16 indagati (di cui 7 giĆ detenuti) tutti affiliati o fiancheggiatori del clan ‘Buccarella‘, della Sacra Corona Unita, operante nelle province di Brindisi e Lecce.
Lāoperazione, denominata ‘Helios’, ha mozzato, in un solo colpo la lunga mano della criminalitĆ organizzata sullāindustria delle energie rinnovabili.
I dettagli sono stati illustrati dal Procuratore capo della Dda di Lecce Cataldo Motta nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso il Comando provinciale dei carabinieri di Brindisi. Lāoperazione scaturisce da dallāiniziativa del nucleo investigativo, condotta da dicembre 2009 a giugno 2010, svolta con attivitĆ tecniche e suffragata dalle dichiarazioni di 5 collaboratori di giustizia, tra cui l’arcinoto Ercole Penna, che ha consentito di accertare lāesistenza di un vasto fenomeno dāestorsione riconducibile al clan ‘Buccarella’ a danno di 7 imprenditori locali e di un messinese, impegnati nei lavori della realizzazione di impianti eolici o fotovoltaici nei comuni di Brindisi: S. Pietro Vernotico, Cellino S. Marco e Torchiarolo.
LāattivitĆ criminale eraĀ finalizzata a recuperare denaro per il mantenimento dei sodali in libertĆ e delle famiglie dei detenuti nonchĆ© a garantire il pagamento degli avvocati. Ma anche a favorire lāassunzione, presso i parchi, di affiliati e ‘amici’. Le indagini, coordinate dal Pm Alberto Santacatterina, prendono il via con lāarresto, nel giugno del 2010, del tuturanese Mimino Fai, sorpreso nel tentativo di incassare un pizzo di 18.000 euro, commissionato dal mesagnese Giovanni Buccarella, ai danni della ditta ‘Eds’.
I due, grazie allāaiuto degli estorti, furono scoperti, arrestati e condannati. Da lƬ, ĆØ partita lāattivitĆ di indagine dei militari, che ha delineato le dinamiche interne ed esterne dei ‘Buccarella’, mettendo in luce anche una collaborazione con il clan dei ‘Mesagnesi’ dei fratelli Campana.Ā 16 le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip Alcide Maritati, nei confronti di Giovanni Buccarella, detto ‘Nino Balla’, 85anni, attualmente agli arresti domiciliari per motivi di salute. Quindi, il pezzo grosso Salvatore Buccarella, figlio di Giovanni e ritenuto uno dei padri fondatori della Scu (al quale il provvedimento ĆØ stato notificato nel carcere di Secondigliano, dove ĆØ detenuto da tempo) e al figlio Angelo, tutti di Mesagne. A finire nel mirino degli investigatori anche il mesagnese Francesco Campana.
Seguono le due donne della presuntaĀ cosca, Antonia Caliandro, latianese, e Vincenza Trento, di san Pietro Vernotico. Allungano la lista il giĆ citato Cosimo Fai, i sanpietrani Domenico DāAgnano, Angelo Demitri, Raffaele Renna e Antonio Stabile, Claudio Bagordo e Cosimo TalĆ² di Cellino, i tuturanesi Gabriele Giannone e Cosimo Nigro e il Mesagnese Elia Pati. Tutti, a vario titolo, accusati di tenere in piedi una macchina estorsiva resa efficiente da quello che Motta ha definito un forte consenso popolare.