Agibilita’ fantasma, a che gioco gioca la Ip?

LECCE – Forse basterebbe un video esclusivo a spiegare quello che da mesi sta accadendo all’interno della manifattura tabacchi di Lecce: capannoni desolatamente vuoti e 68 operai, quelli assorbiti dalla Ip srl, costretti a non far nulla, dalle 6 di mattina alle 14, 6 giorni su 7. Sono gli stessi lavoratori che per giorni, ripetutamente, hanno bloccato via XXV Luglio, a causa- e non solo- dei ritardi sul pagamento di tre mensilità. Ma, a ben guardare, c’è di più, una verità ancora più amara: a quella struttura manca l’agibilità, ergo la produzione, a queste condizioni, non potrà mai essere avviata. A che gioco, allora, sta giocando Ip?

Quel che è certo, infatti, è che nell’incontro avuto presso il Ministero dello Sviluppo Economico il 26 luglio scorso, l’azienda ha affermato di avere problemi con il rilascio di quel certificato, pure già richiesto nel mese di giugno al Comune di Lecce. Questo, almeno, quanto detto davanti a istituzioni e sindacati da Mauro Scarpone, direttore della Ip srl, azienda figlia della Korus spa del senatore pidiellino  Filippo Piccone. Da Palazzo Carafa, dunque, ci si è dati da fare per sbloccare la procedura, visto che dovrebbe essere l’impedimento all’inizio della produzione di infissi in alluminio. “Ma da accertamenti fatti presso gli uffici competenti- svela l’assessore al Lavoro Alessandro Delli Noci– è emerso che, al contrario di Iacobucci, Ip non ha mai fatto pervenire richiesta di rilascio dell’agibilità”. È una notizia che scotta, ancora di più ora, a pochi giorni dal nuovo incontro romano, convocato per il prossimo 19 settembre.  Ed è una verità che foraggia ancora di più i dubbi di lavoratori e sindacati sul rischio imbroglio che si cela dietro l’operazione riconversione manifattura tabacchi, dopo che Bat ha deciso di delocalizzare la produzione di sigarette all’estero, pur chiudendo lo stabilimento di lecce non con perdite ma con un utile di ben 20milioni di euro. Dopo un anno di mobilità, infatti, il 1′ gennaio di quest’anno 68 su 388 operai Bat sono stati formalemnte assunti dalla Ip, che aveva fissato come data di inizio dell’attività il 16 aprile. Da allora, è stato un continuo rimando. E dopo cinque mesi lo stabile di viale della Repubblica si presenta in questo modo, attraverso queste immagini inedite: assenza di macchine, perchè ne è stata trasferita una soltanto e anche poco funzionante, stando a quanto riferito dai lavoratori; finestre rotte e assenti; fili elettrici scoperti e penzolanti; una parte del soffitto che si sta sbriciolando. E, soprattutto, mancanza di prospettiva. Se Ip non si è neppure preoccupata di richiedere il rilascio dell’agibilità, che intenzione ha? Per il momento quella scritta nero su bianco, il 27 giugno, è di richiedere la cassa integrazione per i dipendenti. Erano gli stessi giorni in cui i lavoratori di Hds, l’altra azienda interessata alla riconversione, sono stati licenziati. Il pericolo che la storia si possa ripetere, ora, con Ip pare avere tutte le premesse.

 

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