LECCE – L’autunno caldo si è presentato prima del previsto, a Lecce. Lavoratori ex Bat e operai Omfesa, gli uni dopo gli altri, insieme sulla stessa strada occupata, via XXV Luglio. Intorno, il traffico impazzito e il blocco del cuore della città, con tanto di disapprovazione dei commercianti di Piazza Mazzini e dintorni. Ma per loro la disperazione, la rabbia, l’amarezza sono arrivate al capolinea.
Stipendi arretrati ad aprile per i dipendenti della Omfesa di Trepuzzi, mensilità ferme a giugno e nessuna prospettiva, finora, per gli ex lavoratori della manifattura, quelli assorbiti dalla Ip Korus del Senatore pidiellino Filippo Piccone, dopo la riconversione della British American Tobacco.
Oltre al danno, quella che per i lavoratori è la beffa. È in tarda mattinata, infatti, che è arrivata la telefonata da parte di Piccone, con la relativa promessa del pagamento degli stipendi in questi primi giorni di settembre. Loro, però, non ci credono più.
Ciò che più pesa nella loro vertenza, d’altronde, è la paradossale condizione in cui continuano a lavorare, anzi, a non lavorare. Da tre mesi, per 8 ore al giorno, per 5 giorni alla settimana, per 30 giorni al mese, sono costretti a presentarsi in uno stabilimento vuoto, senza macchinari, senza attrezzi, senza sedie e appunto senza neppure stipendio. È per questo che nel prossimo incontro al Ministero dello Sviluppo Economico programmato per il 19 settembre chiedono che Bat ci sia e si assumi le sue responsabilità.
E’ a qualche metro di distanza, poi, che arrivano anche i 22 dipendenti delle Officine meccaniche ferroviarie del Salento, dopo aver cercato, senza per il momento riuscirci, un incontro con il Vescovo Mons. D’Ambrosio che della loro situazione aveva parlato durante l’omelia per la festa di Sant’Oronzo.
Ce l’hanno con la proprietà, che fa capo all’ex Assessore cittadino Ennio De Leo. Non ce l’hanno con le banche, con le quali ancora si tarda a sbloccare la crisi di liquidità dell’azienda, che pure avrebbe commesse. Al palo ci sono anche i rapporti con Trenitalia, che ha congelato crediti proprio a garanzia del versamento delle retribuzioni alle maestranze e che consentirebbero lo sblocco di pagamenti relativi ai cantieri di Surbo, che ha 9 dipendenti e Voghera che ne ha 19, oltre, ovviamente a quelli di Trepuzzi.